E quindi il signor Sanders se ne va in Vaticano. Non si tratta di una parodia del film di Frank Capra del 1939 (Mr. Smith va a Washington). Sta succedendo davvero, in mezzo a una combattutissima campagna per la candidatura presidenziale democratica, e solo pochi giorni prima delle fondamentali primarie nello stato di New York.
Questa mossa inattesa è affascinante. A un primo sguardo appare piuttosto oscuro cosa Sanders stia cercando in Vaticano. Prima di tutto, è molto improbabile che incontri papa Francesco, che non ha alcuna voglia d’immischiarsi nelle elezioni statunitensi più di quanto abbia già fatto con la sua frase sulle qualità di Donald Trump come operaio edile e costruttore (”una persona che pensa solo a costruire muri, dovunque essi siano, e non a costruire ponti, non è un cristiano”, 17 febbraio).
In secondo luogo, Sanders non è stato invitato esattamente da papa Francesco o dal governo del Vaticano, ma dall’equivalente del centro studi del Vaticano sulle questioni economiche e sociali, la prestigiosa Pontificia accademia delle scienze sociali.
Infine, come oratore, Sanders condividerà la scena con alcuni leader sudamericani che, tra le altre cose, non sono dei modelli in termini di democrazia, rispetto dell’ambiente o di rapporti con gli Stati Uniti d’America: il presidente dell’Ecuador Rafael Correa e quello boliviano Evo Morales hanno dei precedenti con luci e ombre in queste categorie.
Correa ha autorizzato estrazioni petrolifere su larga scala nel parco nazionale Yasuní, costringendo migliaia di famiglie indigene a lasciare le loro case e distruggendo la biodiversità nel cuore dell’Amazonia. Non esattamente un omaggio verso l’enciclica sull’ambiente di papa Francesco, Laudato si’.
Morales, invece, oltre a essere un entusiastico sostenitore di Hugo Chávez e, come Correa, aver fatto ripetuti tentativi di cambiare la costituzione per prolungare all’infinito i suoi mandati, può vantare importanti vittorie nella sua lotta per la crescita e contro la povertà, che però sono arrivate perlopiù tramite intense campagne d’estrazione ovunque possibile. Le esportazioni minerarie sono quasi quadruplicate in otto anni mentre importanti laghi, come il Poopó, sono stati svuotati, impoverendo e costringendo allo sfollamento le parti più povere e vulnerabili della popolazione boliviana.
Sanders sembra aver trovato una consonanza con la dottrina della chiesa cattolica riguardo l’economia e il denaro
E quindi perché diavolo Sanders sta andando in Vaticano? Vuole baciare l’anello di papa Francesco? Oppure la sua presenza nelle molte cappelle e anticamere del Vaticano apparirà incongrua come il signor Smith che si fa avanti combinando pasticci nei corridoi di Washington?
La realtà è più complessa. Nonostante le sue origini ebraiche, Sanders sembra aver trovato una consonanza, o addirittura un’ispirazione, con la dottrina della chiesa cattolica riguardo l’economia e il denaro, e il fatto che dovrebbero essere al servizio degli esseri umani, e non il contrario.
Per un cattolico, questi insegnamenti non sono nuovi. Provengono direttamente dai Vangeli, dove si trova l’unica scena della vita di Gesù nel quale questi ricorre alla violenza fisica (cacciando i mercanti che svolgevano le loro attività nel tempio) oltre che, tra le altre cose, l’assoluto divieto di “servire a due padroni. Perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza” (Matteo 6,24).
La dottrina sociale cattolica è emersa come tale alla fine dell’ottocento, un periodo che dovrebbe apparire familiare: all’epoca la rivoluzione industriale era accompagnata da una rapida finanziarizzazione e creava ampie concentrazioni di nuova ricchezza e opportunità lavorative per quanti erano in grado di assecondare quell’onda. Ma ha anche distrutto lavori tradizionali, obbligando le persone a lasciare le loro case in modi brutali e concentrando la ricchezza nelle mani di pochi, in maniera sproporzionata. Non è un caso che quella rivoluzione industriale abbia creato tensioni e violenze che hanno portato a rivoluzioni politiche in tutta Europa.
Non stiamo forse vivendo in un momento simile, con la “uberizzazione” di economie ultrafinanziarizzate?
La dottrina sociale della chiesa
Nel 1891 la chiesa cattolica ha pubblicato la Rerum novarum, un’importante enciclica che ha aperto la strada ad altri successivi insegnamenti in ambito economico. Il senatore Sanders si recherà in Vaticano per celebrare il venticinquesimo anniversario di uno di questi testi, la Centesimus annus, che, tra le altre cose, ha riaffermato non solo il diritto alla proprietà privata (punto sesto), ma anche la dignità e i diritti dei lavoratori (punto terzo), il diritto di creare sindacati dei lavoratori (punto sesto) e il diritto a un salario equo (punto ottavo) e così via. Perfettamente in linea con le idee di Bernie, no?
Ci sono poi queste parole più recenti, che derivano da vecchie dottrine: “Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita… Abbiamo dato inizio alla cultura dello ‘scarto’ che, addirittura, viene promossa”.
Sono parole di papa Francesco nella sua esortazione apostolica Evangelii gaudium, scritta nel 2013 e che ha aperto la strada alla sua enciclica sull’ambiente Laudato si’. Nella Evangelii gaudium, papa Francesco fustiga l’economia trickle-down, una farsa grottesca che serve gli interessi di chi si trova in cima alla piramide economica. “Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice”.
L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è una democrazia statunitense ancora schiava dal potere del denaro
La senatrice Elizabeth Warren, parlando al Boston college l’8 aprile, ha fornito alcune statistiche su questa realtà recente e profondamente statunitense: dal 1980 al 2015, circa il 100 per cento della crescita del reddito è andato al 10 per cento della popolazione. Al grosso della popolazione sono toccate solo poche briciole.
Non sono io che scrivo i discorsi di Bernie Sanders. Ma sto aiutando un giovane politico francese, Emmanuel Macron, 38 anni, oggi ministro dell’economia, dell’industria e degli affari digitali, a diventare il futuro presidente francese. Per questo non disprezzo il valore della raccolta fondi o degli impegni presi dai donatori in una campagna elettorale. In Francia, la legge limita questi contributi a un massimo di 25 milioni di dollari per candidato. Applicata agli Stati Uniti, in proporzione al pil, si tratta dell’equivalente di un tetto di 150 milioni di dollari per ogni candidato presidenziale. Oltre un certo limite, il denaro non è una forma d’espressione, ma uno strumento di dominazione.
Non so cosa dirà Sanders alla Pontificia accademia. Ma so una cosa, avendo contribuito a organizzare il viaggio negli Stati Uniti di papa Francesco. C’è una frase che Francesco ha scritto ma non ha osato pronunciare durante il suo discorso al congresso degli Stati Uniti. In quella frase diceva che la politica “non può essere schiava dell’economia e della finanza”. Non sappiamo chi sarà il prossimo presidente statunitense ma spero che Sanders pronuncerà questa frase abbastanza forte da poter essere sentito urbi et orbi.
In mezzo a tutte le sfide di fronte a cui si trova il mondo oggi, dal terrorismo alla nuova crisi finanziaria, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è una democrazia statunitense ancora schiava del potere del denaro. Il paese della libertà merita di meglio. Se Sanders andrà in Vaticano per farsi sentire su questo punto, potrebbe essere una mossa di campagna elettorale controintuitiva, ma troverà laggiù un pubblico favorevole e solidale.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è stato pubblicato dal settimanale statunitense The Nation.
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