Giovedì 17 ottobre, per la prima volta in 23 anni di attività, Courrier International non è uscito in edicola a causa di uno sciopero. La redazione del settimanale francese “cugino” di Internazionale ha deciso di fermarsi per protestare contro il piano di licenziamenti deciso dal gruppo Le Monde, che lo controlla, in seguito al mancato rinnovo del contratto quadriennale con la Commissione europea per la gestione del sito Presseurop.eu (di cui Internazionale è uno dei partner), del valore di 2,5 milioni di euro.

In un primo momento sembrava che a perdere il posto sarebbero stati solo una decina di redattori e impiegati di Presseurop. Invece è emerso che il taglio non avrebbe risparmiato la redazione del settimanale. In totale saranno soppresse circa 22 posizioni a tempo pieno su un totale di 79, il che significa che i posti persi potrebbero essere di più data l’abbondanza di contratti part-time nella redazione, e lo stesso numero di collaborazioni esterne.

Secondo alcuni la questione del contratto con la Commissione europea sarebbe solo una scusa per poter procedere senza troppi problemi legali a una ristrutturazione decisa da tempo. Per i sindacati il licenziamento di un terzo della redazione mette in pericolo la sopravvivenza di un giornale la cui situazione economica non sembra giustificare un provvedimento simile, e non è stato presentato alcun piano per garantirne il futuro.

Finora i tentativi di mediazione con il gruppo Le Monde non hanno prodotto risultati. A peggiorare la situazione c’è l’assenza in questi giorni del direttore di Courrier Eric Chol, attualmente a Bordeaux per il festival Les tribunes de la presse. In appoggio allo sciopero il 17 ottobre circa duecento persone hanno manifestato sotto la sede di Le Monde in boulevard Blanqui. Un incontro tra Chol e i rappresentanti sindacali è previsto per martedì 22 ottobre.

Negli ultimi giorni la redazione in sciopero ha ricevuto diversi messaggi di solidarietà, in particolare dalle altre testate del gruppo Le Monde come Télérama e Le Monde Diplomatique, e un commento dello scrittore francese Dan Franck:

Quale spiegazione troverà la direzione di Courrier per giustificare davanti alle redazioni di tutto il mondo che alimentano le pagine di questo notevole giornale un’inesplicabile riduzione del personale? Al contrario della maggior parte delle testate francesi, i suoi lettori non sono in calo e la maggior parte di loro gli è fedele fin dal primo numero. Il suo pubblico è eccezionalmente giovane. Gli abbonati sono in aumento. Allora? Allora significa che il denaro che mancherà da una parte servirà a riempire da un’altra. Riempire cosa? Delle tasche. Gli azionisti non sono mai lettori, se non dei listini di borsa. La morale di questa triste storia è che a svaligiare un giornale c’è ancora da fare dei soldi. E dei disoccupati.

In realtà, spiegano da Parigi, il problema potrebbe essere più complesso. Nonostante il conflitto abbia subito assunto i tratti di uno scontro ideologico, Courrier è rimasto vittima della stessa dinamica che preoccupa le testate di tutto il mondo: le vendite dell’edizione cartacea sono effettivamente in calo (-17% dal 2012), la direzione sta investendo nella transizione al digitale e il sito sta guadagnando lettori, ma è difficile trovare un modello che permetta di convertire questa espansione in un aumento delle entrate che compensi le perdite del settimanale. La fine di Presseurop, che la direzione quantifica in oltre 200mila euro al mese di mancati introiti, ha solo accelerato un processo con cui tutti i giornali sembrano destinati a dover fare i conti.

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