La notizia è questa: l’ambasciata italiana a Oslo avrebbe fatto pressioni sugli organizzatori del Festival europeo del documentario per far ritirare Citizen Berlusconi dalla programmazione della manifestazione cinematografica, chiedendo che la motivazione ufficiale parlasse di “problemi tecnici”. Citizen Berlusconi è quel documentario trasmesso dalla tv pubblica americana Pbs che è stato distribuito in edicola da Internazionale e da ElleU. Negli articoli della stampa norvegese che pubblichiamo a pagina 28, Vigdis Lian, curatrice del festival, dice di non aver ricevuto nessuna pressione e di aver deciso di eliminare all’ultimo momento Citizen Berlusconi perché si è resa conto che l’ambasciata italiana è tra i finanziatori del festival. Si chiama autocensura. Ed è peggio della stessa censura, perché l’ipotetico mandante non deve far nulla: semplicemente qualcuno interpreta e anticipa i suoi desideri. Il fatto incredibile è che decida di autocensurarsi in nome di Berlusconi la lontana curatrice di un festival norvegese.

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