Nel discorso di Chicago, dopo la vittoria, era davvero commosso. Con quello di marzo sulla razza, a Filadelfia, ha scritto una pagina di storia. Il discorso di Washington, invece, è stato un po’ piatto, poco inventivo dal punto di vista retorico, poco appassionante e poco emozionante. Neanche una parola sul Medio Oriente. Non ha parlato della Cina, dell’America Latina o dell’Europa. Sull’economia poteva permettersi qualcosa di più. Sull’ambiente è stato corretto, ma nient’altro. Non ha mai pronunciato la parola internet: irriconoscente, dopo tutti i soldi che ha raccolto grazie alla rete. Insomma, un compitino, troppo astratto, senza guizzi. Sui blog e nei giornali americani, le critiche si sprecano. Va bene. Però, elencando le religioni americane, Obama ha aggiunto i “non believers”, i non credenti. E ha detto che ridarà alla scienza il posto che le spetta. Non è affatto poco, per un presidente che aveva appena giurato sulla Bibbia.
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