A prima vista è come se fosse sparita Torino. Oppure Firenze, Bologna e Ferrara messe insieme. Nel 2014 sono uscite dal mercato della lettura (che tradotto vuol dire: hanno smesso di comprare libri) quasi 820mila persone, con un calo del 3,3 per cento rispetto all’anno prima. È un dato, quello registrato dall’Istat, che riporta l’Italia al 2003 per tasso di lettura di libri: 41,4 per cento della popolazione con più di sei anni di età.

Calano i lettori deboli (-6,6 per cento) e anche i lettori forti, cioè quelli che leggono almeno un libro al mese (-0,5 per cento, che diventa -15,0 per cento se confrontato al 2010). Diminuiscono i lettori tra i 6 e i 19 anni (-17,7 per cento) e diminuiscono pure le lettrici, da sempre più numerose dei lettori (-11,8 per cento). Ma il Giornale della Libreria, dell’Associazione italiana editori, si chiede se la domanda che ogni anno l’Istat rivolge al campione intervistato (“Lei ha letto nei 12 mesi precedenti almeno un libro non scolastico?”) sia formulata nel modo migliore per rappresentare la situazione in cui ci troviamo.

Al di là di questi dubbi, resta il fatto che la spesa degli italiani per la lettura è rimasta stabile, anzi è leggermente aumentata (+0,1 per cento). Malgrado siano diminuiti i titoli pubblicati e malgrado sia diminuito anche il prezzo medio di copertina. La differenza la fanno gli ebook, i libri digitali: ne sono usciti l’88,4 per cento in più rispetto al 2012 e sono aumentati anche i lettori (+32,2 per cento) che nel 2014 sono stati quasi sette milioni. Insomma, forse Torino non è sparita, sta solo cambiando.

Una versione di questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2015 a pagina 5 di Internazionale, con il titolo “Lettura”. Compra questo numero |Abbonati

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