Mansplaining è una parola inglese che indica l’atteggiamento paternalistico di un uomo quando spiega a una donna qualcosa di ovvio, o di cui lei è esperta, con il tono di chi parla a una persona stupida o che non capisce. È un neologismo composto da man, uomo, e explain, spiegare. Ha cominciato a circolare nel 2008, ispirato da un articolo di Rebecca Solnit, scrittrice e femminista statunitense, intitolato “Gli uomini mi spiegano le cose”.
Nell’articolo, uscito all’epoca anche su Internazionale, Solnit raccontava che anni prima a una festa il padrone di casa, un ricco pubblicitario, si era fermato a parlare con lei e le aveva detto: “Ho sentito che ha scritto un paio di libri”. “A dire il vero ne ho scritti molti”, aveva risposto Solnit. E lui, con il tono di chi “incoraggia una bambina di sette anni a raccontargli come vanno le lezioni di flauto”, aveva aggiunto: “E di che parlano?”. A quel punto lei aveva citato il suo ultimo libro, sul fotografo Eadweard Muybridge. E sentendo quel nome l’uomo l’aveva interrotta chiedendole se conosceva un importante lavoro su Muybridge appena uscito, senza rendersi conto che era proprio il libro di Solnit.
Nel 2015 Rebecca Solnit ha raccolto l’articolo insieme ad altri in un volume pubblicato ora in Italia da Ponte alle Grazie con il titolo Gli uomini mi spiegano le cose. “Gli uomini spiegano le cose a me, e ad altre donne, anche quando non sanno di cosa stanno parlando. Alcuni uomini. Le donne sanno a cosa mi riferisco. A quella presunzione che a volte ci mette in difficoltà, che ci impedisce di esprimerci e di farci ascoltare, che condanna le più giovani al silenzio insegnandogli, come fanno le molestie per strada, che questo non è il loro mondo. E che ci abitua a dubitare di noi stesse, ad autolimitarci, e allo stesso tempo rafforza negli uomini un’ingiustificata tracotanza”.
Questa rubrica è stata pubblicata il 3 novembre 2017 a pagina 9 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati
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