I lettori di Internazionale che hanno letto L’isola più lontana (n. 912), il saggio di Jonathan Franzen su David Foster Wallace, sanno che i due scrittori erano legati da un’amicizia profonda e complessa.

Il 1 ottobre, intervistato dal direttore del New Yorker David Remnick a New York, Franzen non ha fatto mistero della sua rivalità con Foster Wallace, riconoscendo all’amico scomparso il merito di averlo stimolato a trovare la sua voce più autentica. Poco dopo però, parlando delle differenze tra fiction e non fiction, ha ricordato che gli articoli di Foster Wallace, a differenza dei suoi, erano pieni di cose inventate.

Remnick è saltato sulla sedia: stava forse dicendo che Una cosa divertente che non farò mai più, il resoconto di una crociera di lusso che Foster Wallace scrisse originariamente nel 1996 per la rivista Harper’s, era un’opera di fantasia? “Ti sarai accorto che lui non ha mai pubblicato articoli sul New Yorker”, si è limitato a osservare Franzen. “Non avrebbe retto all’esame dei fact checker”, ha concluso Remnick.

I fact checker del New Yorker, incaricati di verificare dati, fatti e affermazioni contenuti nel giornale, sono famosi per il loro rigore. “Io li temo”, ha detto Franzen. “Bene!”, ha esclamato Remnick con un sorriso.

Internazionale, numero 919, 14 ottobre 2011

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