“Che meraviglia! Un articolo sui computer quantistici in italiano!”, ci scrive Nicolò Cesa-Bianchi commentando lo scorso numero di Internazionale. Il nostro lettore, che insegna informatica all’università di Milano, ha apprezzato il modo in cui abbiamo reso alcuni termini tecnici: “Fuzziness (pagina 46) non è stato tradotto: bene, temevo di vedere ‘sfocato’, o addirittura ‘lanuginoso’”, osserva. “Anche entanglement (pagina 43) non è stato tradotto, bravi!”.
Ma qualche pecca c’è: “Scorrendo il testo a un certo punto il mio cuore ha avuto un sussulto: ricottura quantistica? E più in là leggo con orrore: ricottura simulata!
Quantum annealing e simulated annealing”, spiega, “sono diventati termini tecnici e di norma non sono tradotti in italiano”.
Cosa possiamo aggiungere? Non molto. Forse che in questi casi – quelli in cui l’inglese tecnico è diventato un gergo di settore – a volte ci aggrappiamo all’italiano nella speranza che conservi un minimo di trasparenza in più, anche se è meno usato. Ma diciamo la verità: per chi non è esperto di informatica, ricottura simulata o simulated annealing fa poca differenza. Sarebbe stato meglio conservare l’espressione inglese e spiegarla in italiano: un metodo per risolvere problemi di ottimizzazione combinatoria.
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