Come bisogna chiamare il gruppo estremista islamico che negli ultimi mesi ha occupato città e regioni in Iraq e in Siria? Fino alla fine di giugno si chiamava Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Poi il suo capo, Abu Bakr al Baghdadi, ha dichiarato che il territorio sotto il suo controllo era un califfato e gli ha dato un nuovo nome: Stato islamico.

È evidente che chiamarlo così serve a fare propaganda. La parola “stato” infatti fa pensare a un territorio dotato di un’amministrazione e di un governo – il califfato evocato da Al Baghdadi, appunto – non a un gruppo terroristico o a una milizia che sta cercando di conquistare dei territori. Così, parlando di “Stato islamico” anche i giornali rischiano di confondere i lettori. Inoltre l’aggettivo “islamico” associato a un’organizzazione che incita all’odio e alla violenza è offensivo per molti musulmani.

Per questi motivi l’agenzia di stampa France-Presse ha deciso di non usare più il nome “Stato islamico” e di sostituirlo con espressioni come “gruppo Stato islamico”, “organizzazione Stato islamico” o “jihadisti dello Stato islamico”. È una scelta coraggiosa, perché queste perifrasi spesso occupano troppo spazio (pensate ai titoli) o appesantiscono il discorso. Ma quando si può, vale la pena di fare lo sforzo.

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