Elettra Stimilli, Il debito del vivente. Ascesi e capitalismo

Quodlibet, 296 pagine, 18 euro

Da qualche tempo si è ricominciato a scrivere parecchio sul capitalismo. Il fatto non stupisce visto che, in Europa e non solo, stiamo provando sulla nostra pelle quanto il sistema economico in cui viviamo sia connesso alla nostra infelicità. Per questo, sono molti a cercare di capire quando questo sistema è cominciato, come abbia assunto le caratteristiche che oggi ci fanno soffrire e quale sia il punto su cui bisognerebbe intervenire.

Secondo la serrata analisi filosofica di Elettra Stimilli oggi il capitalismo mostra meglio che in passato il suo carattere di “finalità senza scopo”, di pratica che non si giustifica nel raggiungimento di altri fini (l’arricchimento, la produzione), ma solo in se stessa. Per questo il capitalismo è strettamente imparentato con l’ascesi cristiana, non solo protestante, ed è anzi, come aveva intuito Walter Benjamin, la potente forma che la religione ha assunto nel nostro tempo, presentando l’uomo come un “essere in debito” e privandolo così della possibilità di liberarsi che invece gli appartiene.

Per uscire dall’impasse, più che vagheggiare la prospettiva anti-utilitaristica teorizzata dagli ideologi della decrescita o rimpiangere un tempo “inoperoso” realizzato in passato, occorre riflettere autonomamente su ciò che dobbiamo agli altri e disinnescare dall’interno, giorno per giorno, il meccanismo che ci tiene prigionieri.

Internazionale, numero 955, 29 giugno 2012

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