Aihwa Ong, Neoliberalismo come eccezione
La casa Usher, 303 pagine, 22 euro
L’analisi di ciò che sta avvenendo nell’Asia orientale mette in crisi molte categorie e preconcetti con cui di solito giudichiamo il mondo. Perché uno dei sistemi politici meno liberali, quello di Singapore, sta attirando con criteri che da noi si direbbero meritocratici, cervelli da tutto il mondo?
Come è possibile che in Malesia il movimento più attivo nel rivendicare i diritti delle donne sia quello costituito dalle sorelle musulmane? Cosa separa in Cina lo stato dal mercato? Invece di considerare questi casi come eccezionali rispetto alle regole abituali, quelle che sarebbero in vigore altrove, questa antropologa di Berkeley li usa per tracciare un’immagine complessiva del nostro tempo, un’immagine che ha al centro proprio l’idea di eccezione.
La creazione di “aree speciali” volte a rendere i regimi asiatici più competitivi con il mercato globale ha avuto come risultato la diffusione di tecnologie di governo che differenziano, in positivo e in negativo, i diritti, l’accesso alle risorse e la partecipazione politica di gruppi e di individui. In alcuni casi, come per le domestiche straniere sfruttate a Hong Kong, l’esito è una nuova schiavitù. In altri, come sembra avvenire ai manager cinesi di Shanghai, si diffondono nuove libertà. Ovunque, le nuove politiche emergono come il frutto di una continua e mai definitiva negoziazione tra poteri e soggetti.
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