Will Ellsworth-Jones, Banksy
L’Ippocampo, 296 pagine, 12 euro
“Credo che Warhol si sia sbagliato: in futuro diventerà famosa così tanta gente che un giorno finiremo tutti per avere i nostri quindici minuti di anonimato”. In questa profezia c’è molto dello spirito del suo autore, l’artista di strada che si cela sotto lo pseudonimo di Banksy, famoso per le sue figure realizzate a stencil visibili sui muri di Londra, di New York e di Betlemme: trovare qualcosa di famoso, rovesciarne il senso, rivelare in questo modo una verità semplice e sorprendente.
Frutto di un notevole lavoro di ricerca, questa biografia di un individuo di cui non si conosce l’identità permette di seguire la storia di un ragazzo formatosi nel mondo ipercompetitivo dei graffitari di Bristol. Grazie all’invenzione di uno stile immediato e alle sue notevoli capacità organizzative, Banksy riesce a trasformare una subcultura locale (che le foto in rete stavano trasformando in permanente e globale) in una forma espressiva che, da un lato, avvicina all’arte folle di persone fino a quel momento assenti da mostre e gallerie e, dall’altro, gli fa guadagnare centinaia di migliaia di sterline.
Will Ellsworth-Jones resiste alla tentazione di idolatrare il suo sfuggente soggetto, ne verifica ogni volta le sibilline dichiarazioni e riesce così a far capire la capacità quasi dylaniana che ha Banksy di tenere insieme vecchi e nuovi fan, bombolettari e collezionisti, torturandoli entrambi.
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