**Emmanuel Carrère, *Le royaume ***
Pol, 640 pagine, 23,90 euro
Dal 1990 al 1993 Emmanuel Carrère, l’autore di L’avversario e di Limonov, ha avuto quella che di solito si definisce una crisi mistica. Afflitto da un terribile blocco dello scrittore, ha trovato la soluzione nelle sacre scritture, andando a messa tutti i giorni, commentando quotidianamente per iscritto il Vangelo di Giovanni, pregando e basando ogni azione sul presupposto che la Bibbia fosse la parola di Dio. Poi le cose sono cambiate e quella convinzione ha cominciato a vacillare finendo per esaurirsi.
Oggi, in un libro di cui si parla molto in Francia in questi giorni, Carrère torna su quell’esperienza. Ne offre un resoconto preciso e la usa come punto di partenza per un’indagine storica sulla nascita del cristianesimo fondata sui documenti e sugli studi. Paragona l’epoca di san Paolo e del suo sodale, l’evangelista Luca (la seconda metà del primo secolo dopo Cristo) con altri periodi che conosce bene: la rivoluzione russa e l’oggi.
Dipinge gli apostoli come rivoluzionari bolscevichi persuasi di operare un radicale cambiamento dell’umanità e, con un’intuizione più originale, accosta i sudditi dell’impero romano che s’interessavano al giudaismo e che finirono per costituire la base della nuova Chiesa a coloro che oggi praticano lo yoga o le arti marziali. Anche allora, dal momento che la comunità politica “non era più autonoma, toccava all’uomo esserlo, o almeno provarci”.
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