Rosa Matteucci, Tutta mio padre

Bompiani, 286 pagine, 17,50 euro

Non ci sono in Europa molte scrittrici della forza di Rosa Matteucci, che si spinge su un terreno accidentato, autobiografico, praticando una scrittura aspra e personalissima, apparentemente sregolata, con venature dialettali (della bassa Umbria). E soprattutto non riconciliata, aggressiva, che arriva alla pietas per sé e per il mondo attraverso il rifiuto delle consolazioni e delle menzogne.

Dopo Lourdes e Cuore di mamma (il suo romanzo più romanzo) si è sentita in grado di affrontare il personaggio centrale della sua esperienza. E attraverso di lui la propria furia e nevrosi. Non si sceglie la famiglia in cui si nasce, e a lei ne è capitata una non ideale, un padre fanatico del gioco d’azzardo e della parapsicologia e destinato a fallimenti assoluti, una madre nobile decaduta, antenati sperperatori, un ambiente provinciale e no, comunque meschino. Verso l’inizio: “Oggi è il giorno del funerale. Devo andare a seppellire mio padre”. E poi verso la fine: “E adesso, padre mio, che infine la tua Paura di morire è diventata il mio Coraggio di vivere, ho raccontato a tutti la tua storia.”

Libro eccessivo, affascinante e disturbante, Tutta mio padre estremizza un confronto obbligatorio per tutti, ma senza i vezzi dell’autoanalisi, in un crudele faccia a faccia con l’altro e con sé non privo di risvolti comici o grotteschi, prima della comprensione, del riconoscimento.

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