Marie Ndiaye, Tre donne forti
Giunti, 370 pagine, 16,50 euro
Marie Ndiaye ha poco più di quarant’anni, è nata nella banlieue parigina da padre senegalese e madre francese e vive a Berlino. Scrive molto ed è anche sceneggiatrice per il cinema. I suoi temi sono l’Africa, le donne, l’Africa in Europa e l’Europa in Africa, il confronto tra culture, un privato sempre condizionato dal pubblico e la violenza del mondo.
Il suo ultimo libro, coronato dal Goncourt e da un clamoroso successo di vendite, accentua pregi e limiti della sua opera: la scrittura non è originale ma è sorretta da un’esigenza morale e dalla volontà di render giustizia ai personaggi – buoni e cattivi, maschi e femmine, ricchi e poveri – senza accanimento, nel progetto di capire le ragioni di ognuno lasciando il giudizio al lettore.
Si tratta qui di tre storie pensate come parti di un romanzo, due d’ambiente francese e la terza ambientata in Africa. Una donna si confronta con un padre dominatore ma vecchio e finito, e con una cupa, complessa storia di delitto. Un uomo sposato con un’africana, geloso e insicuro per il passato coloniale e delittuoso dei suoi, trova pace grazie all’amore per la moglie, che quasi non appare.
Una giovane africana cacciata dai suoceri dopo la morte del marito, vive il calvario di coloro che vogliono raggiungere l’Europa e muore nel tentativo di farlo. È questa la storia più bella e lineare, di tragica verità e intensità.
Internazionale, numero 843, 23 aprile 2010
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