Thorkild Hansen, Le isole degli schiavi
Iperborea, 556 pagine, 19,50 euro
Si chiude la pubblicazione italiana della “trilogia degli schiavi” scritta dal danese Hansen (1927-1989) i cui primi titoli erano La costa degli schiavi e Le navi degli schiavi, che resterà per la sua abile, appassionata e convincente commistione di storia e romanzo.
Per Hansen la storia è certo più ricca di personaggi romanzeschi di quanti i romanzi non riescano a inventarne, e dunque la storia deve farsi narrazione se vuole incidere e “ammaestrare”. Qui, “l’impenetrabile continente africano e lo sconfinato oceano Atlantico” lasciano il posto a tre isole dei Caraibi, una delle quali, Sainte Croix, vedrà davvero crocifissi tanti ribelli. La tratta trascina migliaia di schiavi destinati a far ricca col mercato dello zucchero la borghesia di Copenaghen nella sua “epoca d’oro”, e come sempre in Hansen tutto è stato vero, i personaggi, le storie e perfino le immagini che illustrano i suoi libri.
La sua capacità di focalizzare e di dilatare, di servirsi dei documenti per creare figure a tutto tondo, con le loro passioni o, a volte, i loro dubbi, è invero magistrale. Il segreto sta nella volontà di capire e di rendere giustizia alle vittime di questa storia terribile. Si distaccano l’avventuriero Iversen che inventa la formula per governare gli schiavi, “lavoro, preghiera, castigo”, il tormentato governatore von Scholden, i leader ribelli neri o creoli, il pacifista generale Buddo eccetera.
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