Il’ja Ehrenburg, Le straordinarie avventure di Julio Jurenito

Meridiano Zero, 288 pagine, 18 euro

Scritto nel 1921 da uno scatenato trentenne che accoglie con riserva gli entusiasmi bolscevichi, questo romanzo fa parte di una stagione irripetibile, attraversa l’anteguerra borghese, la spietatezza della guerra e la realtà del nascente sistema socialista. Lo fa con tutta la carica di disillusione di una generazione che si è scontrata da subito con l’orrore della storia.

L’immaginario guru nichilista d’origine messicana Julio Jurenito affronta le velleità del suo tempo dalla parte del contrario, praticando cinismo invece che utopia. Seguito da sette discepoli di varia origine e fede tra cui l’autore-narratore, Jurenito, vagamente sadiano, attraversa allegramente gli orrori del mondo e sempre se la cava.

Distrugge religione e arte, esalta la prostituzione, aggredisce i nazionalismi, vede nel comunismo l’inveramento dei sogni capitalisti e ammaestra chi vuol stare a sentirlo – ma dura sempre poco! – sulla “giusta via” di una sistematica distruzione dei valori d’epoca. Ridondante e spesso monotono, questo romanzo estremo e simpatico rimanda all’epoca eroica delle avanguardie e resta il migliore di un autore che fu poi maestro nell’arte sovietica della sopravvivenza. Ci si chiede come mai nessuno ne scriva oggi di simili, dentro il disastro che ci riguarda.

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