Roberto Bolaño, Stella distante

Adelphi, 148 pagine, 16 euro

Bolaño mescola con sapienza e convinzione il vero, il probabile e l’improbabile anche in questo appassionante breve romanzo (già pubblicato da Sellerio nel 1999) storico e politico a modo suo. Se in Amuleto l’evento attorno a cui la sua divagante evocazione e riflessione ruotava era la strage degli studenti di Città del Messico nel 1968, qui è del golpe di Pinochet in Cile del 1973 che si parla (Bolaño, nato a Santiago, aveva vent’anni e ha vissuto la maggior parte della sua vita in esilio).

Il personaggio di cui si narra frequenta corsi di poesia come il narratore, quando ancora non si conosce davvero cos’è “l’ignominia”. Dopo il golpe scrive le sue poesie con un aereo nel cielo, ed è un freddo assassino destinato a sua volta all’esilio dopo la caduta di Pinochet ma inseguito dalla giustizia, non dello stato ma delle vittime.

L’esplorazione dell’alto e del basso e bassissimo sottomondo dei cultori o dilettanti della poesia permette all’autore di allineare personaggi veri e inventati in un percorso narrativo a zig-zag, fino a formare un puzzle spiazzante nel quale la cultura non è di per sé un valore, è anche “un mare di merda” che permette mostri come il Carlos Wieder sul quale infine cade, assistita dal narratore, la giusta scure della vendetta. Il male ha su qualcuno il suo fascino? Accade, ma male resta. E la letteratura non è mai solo un gioco.

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