Paolo Di Paolo, Mandami tanta vita

Feltrinelli, 158 pagine, 13 euro

Autore di un romanzo ambizioso e celebrato sul ventennio berlusconiano e i cedimenti morali degli italiani letti in un’ottica giovanile e risentita, Dove eravate tutti, Di Paolo torna molto presto con un libro ugualmente interessante che evoca in capitoli densi e veloci gli ultimi tempi della vita di Piero Gobetti, tra Torino, l’esilio parigino e la morte nel 1926, a 25 anni.

Una ricostruzione e un’interpretazione attendibili della sua breve esistenza e accessoriamente delle sue idee si alternano alle scarse azioni di un personaggio comune, prima respinto e poi affascinato da quel geniale coetaneo, nei primi anni della dittatura fascista. Le loro strade s’incontrano a Parigi, prima della morte di Piero. Se a fianco di Piero c’è Ada, moglie e collaboratrice generosa e chiara, Moraldo è attratto da Carlotta, fotografa e artista che infine lo rifiuta.

C’è chi è dentro l’epoca ma sa sollevarsene perché ne comprende le esigenze migliori e vuole la sua emancipazione, ma per questo soccombe, e chi dell’epoca è prigioniero. Il romanzo tratta di giovani e si direbbe pensato per i giovani di oggi. Di Paolo, che ha trent’anni, osa molto e a volte il suo bisogno di considerazione sembra prevalere sulla volontà di capire, narrare, ammonire. La strada che batte è difficile e delicata, e forse è presto per prevederne gli esiti.

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