Noëlle Revaz, Tanti cari saluti

Keller, 166 pagine, 14,50 euro

All’opposto di Cuore di bestia ma non meno disturbante, il secondo romanzo dell’intemerata giovane scrittrice svizzera-francese narra di borghesi intellettuali (Efina e T., che è un attore teatrale abbastanza celebre) e non di pastori di montagna. Dediti con malsana passione alla pratica dell’autocoscienza-autonarrazione-autodifesa, la loro è una relazione in parte epistolare, che si dipana nevroticamente tra attrazione e repulsione, rivendicazione, aggressione.

È una “storia d’amore”, se si può chiamarlo ancora amore, senza tenerezza, che attraversa gli anni e si conclude con la morte di T. Una storia costellata di altri rapporti ma nel continuo ritorno al feroce bisogno d’incontrarsi e scontrarsi con un’alterità che ci rivela: una persona che vale per tutto il mondo, e in cui si riversano l’insoddisfazione di sé e del mondo, un’insoddisfazione originaria e non sanabile se non per brevi soste prive di sublimazione.

Revaz non sembra creder molto nel genere umano (e neanche negli animali), e affida alla scrittura il resoconto e la spietata analisi dei rapporti primari di cui continuiamo ad avere bisogno e che abbassiamo e sviliamo in una compulsiva azione autodistruttiva. Il suo è un resoconto freddo e crudele, più intenso (e di scrittura più elaborata e più libera) di quelli, mettiamo, di una Jelinek.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it