João Guimaraes Rosa, Tutameia
Del Vecchio, 282 pagine, 16 euro
Guimaraes Rosa (1908-1967) è stato il più grande scrittore brasiliano del novecento, autore di capolavori come Grande sertão – che tutti dovrebbero aver letto, una storia di cangaceiros dell’arido Nordeste che fa pensare all’Orlando furioso – e il ciclo di Corpo di ballo, di racconti formidabili come Miguilim e La terza sponda del fiume. Inventore spericolato di una lingua composita ed espressiva che intendeva rendersi autonoma dal portoghese, è pubblicato in Italia da Feltrinelli.
Ma ora un editore coraggioso propone il suo ultimo lavoro, composto di una quarantina di racconti brevi interrotti da quattro “prefazioni”, una delle quali, Sullo spazzolino e il dubbio, chiude con una massima di Tolstoj sempre valida: “Se descrivi il mondo tal quale esso è, nelle tue parole non vi saranno altro che molte menzogne e nessuna verità”. Il mondo di Guimaraes è fatto di vagabondi e contadini, vaccari e briganti, pazzi e profeti, dentro una natura ingrata quanto lo è la storia, violenta quanto il male di cui l’uomo è portatore. Visionario, insieme eccessivo e sintetico, ogni racconto di Tutameia (una parola che indica un’arte del ricamo particolarmente raffinata) non è di facile lettura, ma se si entra nel mondo di Guimaraes se ne esce frastornati e felici, per un’esperienza di lettura più unica che rara. Eroici i due traduttori.
Questo articolo è stato pubblicato l’8 maggio 2015 a pagina 80 di Internazionale, con il titolo “Un’esperienza rara”. Compra questo numero | Abbonati
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