La vittoria di Barack Obama alle elezioni presidenziali del 2012 è piena di insegnamenti per il Partito repubblicano, che però non sembra volerli ascoltare.

In questo mio ultimo articolo per Internazionale vorrei suggerire ai lettori di tenere d’occhio alcuni sviluppi futuri. Il primo, il più importante e anche il più interessante, è cosa ne sarà del Grand Old Party. Come succede sempre dopo le elezioni, il partito che perde si abbandona alle recriminazioni. I repubblicani, oltretutto, sono andati peggio del previsto al senato, perdendo seggi invece di guadagnarli. Tutti accusano Mitt Romney di essere stato un pessimo candidato. Il gruppo dirigente accusa il Tea party di aver spostato il partito troppo a destra. Il Tea party accusa il gruppo dirigente di aver allontanato il partito dalla base. Ognuno ha qualcosa da ridire sull’altro.

Ma tutto questo passerà, e le persone serie all’interno del partito apriranno gli occhi su un paese più variegato, che non sembra più disposto a eleggere i loro candidati.

La prima cosa da verificare è se il Partito repubblicano collaborerà con il presidente sulla riforma fiscale, o se insisterà con l’ostruzionismo sperando che la strategia del 2012 funzioni nel 2016. L’altra questione chiave è la riforma dell’immigrazione. Se l’ala destra del partito impedirà di raggiungere un accordo con Obama e i democratici, la crescente popolazione ispanica sarà sempre meno disposta a votare per un presidente repubblicano.

Traduzione di Fabrizio Saulini

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