La decisione del prossimo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, di nominare Janet Yellen segretaria al tesoro nel governo che s’insedierà a gennaio è una buona notizia per il suo paese e per il mondo. Gli Stati Uniti sono sopravvissuti quattro anni con un presidente bugiardo, che non ha nessun rispetto dello stato di diritto, della democrazia, dell’economia e neppure della decenza. Riparare il danno fatto non sarà facile, soprattutto con la pandemia di covid-19. Fortunatamente nessuno è meglio equipaggiato per affrontare questa sfida di Yellen. Il primo punto del suo programma sarà la ripresa dopo la pandemia. Con i vaccini all’orizzonte, il compito immediato sarà la costruzione di un ponte tra l’economia di oggi e quella post-crisi. È troppo tardi per una “ripresa a v”. Molte aziende sono fallite, molte falliranno nei prossimi mesi e i bilanci delle famiglie sono in piena emorragia. Fatto peggiore, i mezzi d’informazione forse mascherano la vera natura della crisi. La pandemia si è presa un tributo pesantissimo tra le fasce più basse del reddito. Chi si è avvalso delle politiche pubbliche per evitare sfratti e pignoramenti si sta comunque indebitando pesantemente.
Se a maggio avessimo avuto un presidente e un congresso in grado di riconoscere che il covid-19 non sarebbe scomparso da solo, le prospettive economiche avrebbero potuto essere migliori. I programmi di sostegno all’inizio della crisi avrebbero dovuto essere prolungati, ma così non è stato. Questo ha determinato un danno economico evitabile, che ora sarà difficile sistemare. La devastazione del settore della ristorazione e dei viaggi ha ricevuto una grande attenzione su giornali e televisioni, ma è solo la punta dell’iceberg. Il sistema educativo, in particolare molte università, sono state colpite duramente. E le autorità statali e locali, limitate dalle leggi sulla parità di bilancio, assistono oggi a un crollo delle entrate. Senza un aiuto del governo federale dovranno fare profondi tagli ai programmi pubblici e per l’impiego, che indeboliranno l’economia nel suo complesso.
Ritorno al multilateralismo
Gli Stati Uniti hanno un disperato bisogno di programmi di salvataggio indirizzati ai settori più vulnerabili. Il debito prodotto dall’aumento di queste spese non dovrebbe essere considerato un ostacolo. Inoltre, con tassi d’interesse prossimi allo zero e che probabilmente rimarranno a livelli simili nei prossimi anni, gli interessi da pagare saranno bassi. Senza contare che molti dei programmi di rilancio possono essere modellati per servire diversi obiettivi, mettendo l’economia su un sentiero più sostenibile e fondato sulla conoscenza. Molto dipenderà dal congresso, ma le ragioni a favore di un maggiore sostegno per l’economia statunitense sono evidenti, e Yellen è ben attrezzata per articolarle.
Anche la ripresa economica globale sarà determinante. In questo senso la nuova amministrazione avrà più spazio di manovra. Esiste già un grande sostegno globale a favore dell’emissione di cinquecento miliardi di dollari di diritti speciali di prelievo, una particolare valuta sovranazionale usata dal Fondo monetario internazionale, che darebbe un grande contributo a sostegno delle economie in difficoltà. Presto molti paesi saranno incapaci di rispettare i loro obblighi in materia di debito. Una ristrutturazione del debito è necessaria alla ripresa globale.
Anche ripristinare il multilateralismo aiuterebbe. Un ritorno alla normalità da parte degli Stati Uniti – che dovrebbero rientrare nell’accordo di Parigi sul clima e nell’Organizzazione mondiale della sanità, per esempio, e riallacciare le relazioni con l’Organizzazione mondiale del commercio – sarebbe importante.
Ma un ritorno alla normalità non deve significare un ritorno al neoliberismo. Le priorità politiche devono essere cambiate. Non è chiaro quanto avanti si spingerà Biden su questa strada. Ma possiamo essere fiduciosi del fatto che la nuova amministrazione non adotterà la logica del gioco di Trump, in cui chi vince si prende tutto. Garantire la stabilità globale richiederà cooperazione nella lotta alla crisi climatica, alla pandemia e ad altre minacce. La sfida sarà trovare dei modi per farlo rimanendo pienamente fedeli ai valori statunitensi. Anche se Trump ha minato l’ordine politico ed economico internazionale, le crepe erano evidenti da molto prima. In fondo la crisi finanziaria del 2008 ha gettato discredito sulla deregolamentazione senza restrizioni. La conseguente crisi dell’euro ha dimostrato che l’austerità non funziona. Il neoliberismo ha portato a una minore crescita e a maggiori disuguaglianze. E la pandemia ha piantato il chiodo definitivo sulla sua bara.
Janet Yellen potrà dare il suo contributo alla costruzione della leadership necessaria a costruire un mondo migliore dopo la pandemia. Per riuscirci, un’ideologia che serve i pochi a danno di molti dovrà cedere il passo a una fondata su valori democratici e benessere condiviso.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è uscito sul numero 1388 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati
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