Il 23 e il 24 aprile il Brasile ha ospitato a São Paulo il Net mundial per discutere il futuro di internet. È la prima volta che un forum internazionale sulla legislazione e i diritti del web riesce a produrre un documento, ma è un testo blando e debole in relazione alla sorveglianza e allo spionaggio commessi dalla National security agency (Nsa).
Se il Brasile vuole guidare il dibattito mondiale sulla governance e la sorveglianza su internet ha l’obbligo morale di intervenire nella vicenda dei sette giornalisti e informatori senza i quali non ci sarebbe stato il Net mundial.
Il governo di Dilma Rousseff ha lasciato senza risposta ufficiale la richiesta di asilo di Edward Snowden. Al tempo stesso il paese non si è mai espresso sulla situazione di Julian Assange, chiuso da quasi due anni nell’ambasciata ecuadoriana a Londra. L’impasse diplomatica tra l’Ecuador e il Regno Unito – che rifiuta di rilasciare ad Assange il salvacondotto per raggiungere il paese che gli ha concesso asilo – ha bisogno di mediatori per sbloccarsi. Il Brasile è un candidato naturale, per l’esperienza e l’efficienza del ministero degli esteri nei negoziati internazionali.
Alla presidente Rousseff chiedo quindi di offrire asilo a Snowden e di mediare tra il Regno Unito e l’Ecuador affinché Assange possa finalmente godere dell’asilo politico ottenuto da Quito, nostro paese fratello.
Traduzione di Gabriele Crescente
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