Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
L’articolo di Alessandro Calvi sulla situazione di Roma, pubblicato da Internazionale ha il merito di porre due questioni cruciali per la prossima scadenza elettorale. La prima riguarda il fatto che di fronte a un affollato corteo di candidati alla carica di sindaco, non si è ancora sentita un’idea di città in grado di dare una speranza ai cittadini. Calvi intravede poi il rischio concreto che gli aspiranti alla carica di sindaco useranno molto la parola “periferia” nel tentativo di ricavarne soltanto effimeri consensi elettorali.
Comincio proprio da quest’ultima questione. Negli ultimi due decenni le periferie hanno aumentato la distanza che le separa dalla parte privilegiata della città. Nel rapporto sulla povertà del 2019 la Caritas dice che il reddito familiare medio nei municipi centrali è di 40mila euro. In periferia è di 17mila. Meno della metà. Dal canto suo Mappa Roma – lavoro di ricerca di Keti Lelo, Salvatore Monni, Federico Tomassi confluito nel libro Le mappe della disuguaglianza – afferma che la percentuale dei laureati nelle aree centrali è del 40 per cento. In periferia è di poco superiore al dieci. E, all’opposto, il tasso di disoccupazione medio è rispettivamente del 7 e del 27 per cento.
Roma ha dunque perso il carattere di città unita e solidale. Esiste un centro che esprime una condizione sociale di benessere mentre le periferie sono abbandonate a se stesse. La crisi di Roma era evidente prima che arrivasse la pandemia del covid-19. Lo stato complessivo della città, il degrado ambientale e dei servizi fondamentali, la perdita di credibilità istituzionale, le difficoltà soprattutto per i giovani a trovare un lavoro, erano tutti campanelli d’allarme che potevano e dovevano essere colti da tempo. Se si vuole riaccendere la speranza di un futuro migliore, Roma deve aprirsi a una nuova idea di città, quella dell’ecologia integrale.
Guidare il cambiamento
Fino agli anni settanta Roma ha sempre avuto un ruolo internazionale riconosciuto. La tangentopoli degli anni novanta, l’affarismo urbano e l’inchiesta Mafia capitale hanno appannato il volto della città. È ora di ricostruire quel ruolo, candidando Roma a guidare le città che attuano il modello dell’ecologia integrale, concetto che racchiude in sé la svolta ambientale e la ricostruzione di una cultura socialmente inclusiva del lavoro e dell’abitare. E che prefigura un modello economico differente da quello che ha fallito.
È nella città di Roma che questa proposta sociale e culturale è stata formulata da papa Francesco cinque anni fa. Avviare la prima concreta costruzione del processo per realizzarla avrebbe un impatto simbolico per la città che ospita lo stato vaticano:
È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura.
L’idea di città dell’ecologia integrale si fonda sui tre pilastri rappresentati dalle tre “t” (tierra, techo, trabajo nel discorso in spagnolo del papa). La terra, e cioè l’ambiente da ricostruire, il tessuto verde che dovrà permeare l’intera città; l’abitare, concetto che supera il soddisfacimento del bisogno di casa ma esige anche la ricostruzione del sistema dei servizi alle persone; il lavoro, vale a dire la costruzione di una città che dia a tutti la possibilità di sperimentare la proprie capacità di costruire occasioni di futuro.
L’ambiente
L’unica possibilità per costruire il riscatto delle periferie sta nella costruzione di un nuovo rapporto con l’ambiente naturale. Si tratta di disegnare un sistema di parchi urbani in grado di migliorare le condizioni di vita dei suoi abitanti.
Roma si caratterizza per una grande frammentazione delle periferie, interrotte da campagna romana che seppur ridotta spesso a terreni in stato di abbandono, ha la potenzialità di ridare un senso, un volto, un significato a periferie nate solo sulla spinta speculativa e dove dominano i luoghi dello spaccio di droga o del gioco d’azzardo.
L’abitare
Roma è la capitale europea delle occupazioni: come noto ci sono almeno novanta occupazioni da parte di famiglie che non hanno altro modo per risolvere i problemi alloggiativi. Costruire la capitale dell’ecologia integrale significa prendersi carico degli esclusi e dargli una casa vera.
Ma non basta la casa. Abitare significa poter disporre dei servizi indispensabili a costruire l’inclusione, a cominciare dalla salute, dal diritto all’istruzione e dal diritto alla mobilità. Roma è la capitale europea con la più alta percentuale di consumo di suolo perché le nostre città sono cresciute troppo e male. È ora di investire in tramvie per portare un vero beneficio a chi vive in quei luoghi.
Il lavoro
Costruire una nuova rete su ferro serve anche a creare nuove opportunità di lavoro. La riconversione del trasporto favorirà la nascita di aziende di produzione, di ricerca e di innovazione. Una città che produce occasioni di prezioso lavoro qualificato per uscire dalla crisi.
Una nuova cultura alla guida della città
A Roma si dovranno confrontare due culture. Quella che ha provocato il degrado intollerabile che ci circonda e quella che vuole affermare nuovi valori di uguaglianza e solidarietà. Quella di chi crede ancora nelle virtù salvifiche di un’economia in declino e quella di chi in questi anni si è battuto per i diritti del lavoro, per i diritti sociali e per proteggere l’ambiente.
È un vecchia – e sempre attuale – intuizione di don Roberto Sardelli che nel 2015 affermava: “Chiediamo a singole persone, a gruppi, a movimenti di costruire insieme la prospettiva di un futuro diverso, solidaristico, improntato ai valori dell’uguaglianza, ma un futuro a partire da qui e da ora senza rimandi a un ipotetico domani. Il mondo diverso è già tra noi, se abbiamo occhi per vederlo, ed è possibile”.
Roma e le sue immense periferie hanno bisogno di una speranza. Costruire la città dell’ecologia integrale, a cominciare dal welfare urbano cancellato, è dunque l’obiettivo da perseguire per affermare la capitale dell’inclusione sociale.
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