C’è una cosa che anche chi ha solo piante in vaso dovrebbe sapere: la terra va protetta.

In natura, anche dove sono passate le ruspe, a riformare l’epidermide verde della terra provvedono le piante pioniere.

Negli orti, invece, la superficie si copre, preferibilmente con della paglia: in questo modo la crescita delle infestanti tra le piantine è scoraggiata, senza che per questo la terra nuda lasci sguarnite di strato protettivo le radici degli ortaggi, i lombrichi e i microorganismi indispensabili alla vitalità del terreno.

Si possono usare anche vinacce, trucioli, scaglie di corteccia, pezzetti di legno, noccioli di ciliegie, pesche o albicocche. C’è anche chi usa carta sminuzzata e cartone, ma non mi pare una grande idea: anche l’occhio vuole la sua parte.

L’atto di cospargere il terreno di residui vegetali in decomposizione è detto pacciamare, in inglese to mulch. La voce pacciame, onomatopeica, è attestata in italiano già nel cinquecento. Nei paesi anglosassoni una buona pacciamatura è la regola aurea del buon giardiniere. Con l’uso di materiale organico si aggiunge fertilità alla terra.

Per garantire protezione e umidità, possiamo ricorrere ad altri materiali: dai teli di plastica ai ciottoli, dalle conchiglie raccolte in spiaggia alle biglie di vetro, tutti metodi assai indicati per le piante in vaso. Esiterei prima di mettere al piede di un Aloe ferox, come mi è capitato di vedere, dei ciottoli d’oro zecchino.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it