1. Baustelle (con Valeria Golino), Piangi Roma. Non sappiamo dire, né vogliamo sapere, chi sia più affascinante tra Francesco Bianconi e Riccardo Scamarcio. Fatto sta che ci sono le prove di un vero feeling tra il paroliere dei Baustelle e l’interprete di Giulia non esce la sera: nella struggente canzone che accompagna il film, e nel relativo clip, dove i due si scambiano occhiate e altri segnali di una complicità che abbraccia vari generi voluttuari: “Mi salvi tu, un brivido, il ghiaccio nel Campari soda”, sospira lei come una Jane Birkin del rione Monti. E lui, grattandosi la barba: “Fumo un’altra sigaretta perché è facile buttarsi via. Respiro e scrivo”. Che carini, come cuccioli esistenzialisti rendono credibile un duetto in fondo anacronistico, più da festival di Deauville anni settanta che da vita reale, ma grazie alla personalità degli interpreti (e a quello che piace vedere in loro) finalmente romantico.
2. Bob Sinclair, Lala song. Le cose old school ci piacciono così, quando riprendono vita: anche due o tre reduci rap della prima ora, Wonder Mike e Master G della Sugarhill Gang, quelli che nel 1979 facevano “I said a hip-hop da hippie”. Due rime e chi non ha le Converse alte è spacciato, e chi non si sente almeno un po’ nero si autoesclude, altro che decreto Maroni. Be’, era nelle cose che (mentre Bianconi evoca Gainsbourg e Trintignant), l’astuto modaiolo producer di dancepop parigina (per il nuovo album Born in 69) riporti in vita gli elastici movimenti di Harlem trent’anni fa. Le cose buone dal mondo sono in mano a quarantenni che viaggiano e ricordano.
3. Andrea Sisti, Rotativa. Tra le cose che presto ricorderemo con nostalgia, a quanto pare, ci sono anche giornali e riviste. E non mancano i sintomi preventivi della mancanza, come i titoli di coda di State of play, atto d’amore per il processo di stampa. O questa formidabile canzone di Chico Buarque, tradotta con la vena poetica che era propria di Sergio Bardotti: da Roda viva a Rotativa. Mica male, ripresa così, con una verve cinematografica e un canto sicuro nel nuovo album (L’amore che viene, esce il 12 giugno) di Andrea Sisti, uno del 1967 che ha visto parecchio Brasile, e ha un gran gusto. Da attendere con nostalgia. “E mentre si va alla deriva / ci resta un ricordo, finché / non cade nella rotativa / che porta il ricordo con sé”.
Internazionale, numero 796, 22 maggio 2009
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