1. Riccardo Tesi & Bandaitaliana, Galata

Un momento sono i riflessi di Bisanzio a spartire destini e continenti, un attimo dopo è lo zumpappà di Rosamunda. Basta girarsi un attimo nell’album Maggio e il folk colto diventa banda comunale, la mazurca lascia spazio a ballate mediterranee. Fa piacere ascoltare musica ben collaudata e qualche titolo fuori dai canoni, tipo Taranta samurai; ma è buona maniera da clarinetto e violini, non ci sono decolli verticali verso nuove dimensioni della patchanka eurasiatica. Prevale il campo gravitazionale italo-piacevole.

**2. Après la classe (eat. Giuliano Sangiorgi), *Riuscire a volare ***

O che, non ci si aiuta tra compaesani? Gli Après la classe sono come un sud sound system un poco più svogliato, e nel pezzo che dà il titolo al nuovo album chiamano l’ugola appassionata dei Negramaro ad alzare i livelli, ché Sangiorgi è uno capace di trasmettere anima anche a leggere l’album di figurine dei calciatori, e in effetti (stile Harvey Keitel in Pulp fiction) entra in campo e risolve problemi. A costo di fare una figura tipo Rockwell con Somebody’s watching me, con Michael Jackson che rubava la scena in due soli versi.

3. Area 765, Tra la luna e la tua schiena

Un amore innocente che sboccia alla fermata dell’autobus, giorno dopo giorno “sono qua anche stasera”, tempo e traffico scorrono e si chiede sempre permesso e per favore. È semplicemente bella, questa ballata in due diverse versioni acustiche (una con tempo dimezzato e senza ukulele) di quel che resta dei Ratti della Sabina nell’album unplugged Altro da fare. E magari è una canzone piaciona che insinua “chissà se di me te ne sei accorta”. Con retrogusto di adolescenza di periferia di country laziale del quale non pentirsi mai.

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