1. Goblin, Suspiria
Perché vabbè, sì, l’altra sera al Pac di Milano c’era Claudio Simonetti, il tasterista originale, con una buona band che è uno dei mille rivoli del profondo rock, jazz, prog sviluppato dai Goblin degli anni settanta con/per Dario Argento e gli altri. Ma poi che bello riascoltarsi le musiche originali del capolavoro 1977 Suspiria. I carillon da maniaco, gli arpeggi rockapriccio e la linea di basso più malata di tutti i tempi. Nessun luogo cineimmaginario risuona di sentimento angoscioso quanto quello del miglior film sugli orrori dell’inserimento scolastico.
2. The Circle, Green like soul (pt. 1)
Life in a motion picture soundtrack, titolano l’album d’esordio questi studenti di medicina (ex? mica avranno già mollato gli studi) torinesi che si fregiano di una buona produzione e cercano un sound di riverberi, di fughe ritmiche. La colonna sonora delle loro vite dunque, dall’approccio derivativo e meticoloso, studiato insomma: ché pure loro, da bravi nati negli anni ottanta, avranno metabolizzato senza problemi le varie tappe formative degli studi, e questo rock loro è un po’ così, postaccademico, bravo, avverso al rischio.
**3. Punkillonis, *Urlo*****
“Bundesliga, Jägermeister, Rottermeier, Bundesbank”. E perfino Rummenigge e Thomas Mann in coda a questo pezzo di angoscia a orologeria da Eclissi, terzo album della formazione sarda. Quasi un saggio di fine anno, con loro incazzati neri veri ma anche semiseri a snocciolare criptoanatemi germanici, un po’ Munch un po’ Freak Antoni, pestoni ma pure giocherelloni. Certo, avrebbero potuto vedersi più film di Dario Argento, ché un poco dell’orecchio visionario dei Goblin gioverebbe pure alla loro bella energia da trentottenni rodati.
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