Anno dopo anno, gli attacchi o le minacce informatiche di ogni tipo – criminali, militari o della “guerra dell’informazione” – entrano sempre di più nei rapporti internazionali. Nell’ambito del vertice della Nato del 14 giugno a Bruxelles e dell’incontro tra Joe Biden e Vladimir Putin, previsto per il 16 giugno a Ginevra, queste minacce occupano un posto di primo piano.
In occasione del vertice della Nato si è verificato uno sviluppo significativo. In un documento non reso pubblico, i 29 paesi dell’alleanza hanno deciso di estendere la solidarietà automatica in caso di aggressione alle infrastrutture informatiche e digitali.
L’articolo 5 della Carta atlantica, al centro dell’identità della Nato, prevede che in caso di aggressione contro uno degli stati membri tutti gli altri siano automaticamente solidali. Segno dei tempi, questo automatismo è stato esteso agli attacchi informatici. È uno sviluppo logico, ma che presenta alcuni problemi.
Nell’ordine delle cose
Nelle nuove forme di conflittualità, infatti, identificare l’aggressore è spesso complicato, se non impossibile, e la risposta non è evidente come nel caso della guerra convenzionale. L’attualità di questi ultimi mesi evidenzia l’urgenza di affrontare la situazione. Gli Stati Uniti hanno accusato prima i russi e poi i cinesi di essere responsabili di intrusioni massicce nei sistemi informatici statunitensi, perfino all’interno dei servizi di stato.
Più recentemente, un oleodotto che collega il Texas alla costa orientale ha subìto un attacco informatico e ha dovuto interrompere l’attività in attesa del pagamento di un riscatto. Per questo motivo a Washington c’è carenza di benzina. Incidenti del genere si moltiplicano ovunque nel mondo, compresa la Francia dove alcuni ospedali sono stati presi di mira dai criminali informatici.
La situazione si aggrava in assenza di regole e di trasparenza mano a mano che aumenta la digitalizzazione
In Medio Oriente si va oltre, e gli atti di guerra cibernetica sembrano entrati nell’ordine delle cose.
Questo aggravamento si verifica in un settore privo di regole e di minima trasparenza, mentre la posta in gioco si fa sempre più alta con l’avanzare della digitalizzazione delle nostre società.
Deterrenza informatica
Di sicuro sarà un argomento importante, forse addirittura quello principale, nell’incontro tra Joe Biden e Vladimir Putin. Biden ha annunciato fin dal suo arrivo alla Casa Bianca che avrebbe fatto pagare alla Russia le sue intrusioni nei sistemi informatici e nelle campagne elettorali.
Le richieste di riscatto a seguito degli attacchi informatici pongono un nuovo problema. I responsabili di questi atti sono stati localizzati in Russia, ma Mosca nega qualsiasi coinvolgimento. Tuttavia gli esperti sottolineano che gli attacchi non colpiscono mai obiettivi russi, come se gli aggressori avessero “comprato” la pace con i servizi segreti russi. Biden vuole che il Cremlino arresti gli autori di queste intrusioni.
L’obiettivo del dialogo, che sicuramente sarà lento dato l’attuale clima di sfiducia, è quello di arrivare a una deterrenza informatica come avviene in campo nucleare, e se possibile a una cooperazione contro il crimine online. Tutti hanno interesse a trovare una soluzione rapidamente, perché esattamente come accaduto in passato per il nucleare, presto ognuno sarà in grado in infliggere gli stessi danni che subisce. È a quel punto che la discussione si farà seria.
Siamo ancora all’inizio di una lunga storia che dovrà passare per la definizione dei nuovi rapporti di forza e dunque per crisi potenzialmente molto pericolose.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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