L’esercito russo ha subìto una delle perdite più pesanti in un unico attacco missilistico ucraino: i soldati morti sarebbero 63 secondo Mosca, 400 secondo alcuni blogger militari russi e secondo le valutazioni dell’esercito di Kiev.

Il disastro è carico di significati. Non solo a causa del numero di vittime, ma anche delle circostanze. I militari erano alloggiati in un edificio civile a Makiïvka, nella regione occupata di Donetsk, che conteneva anche un deposito di armi (cosa che spiega il numero di morti). I blogger russi, alcune personalità a Mosca e tutti gli esperti militari denunciano il dilettantismo di una simile sistemazione, bersaglio perfetto situato ad appena 15 chilometri dalle linee ucraine.

Ma non è tutto: i soldati uccisi erano coscritti, inviati in Ucraina nel quadro della mobilitazione parziale voluta da Vladimir Putin a settembre. Mal preparati, mal inquadrati e poco motivati, sono morti ancora prima di entrare in azione. Questo rafforza la sensazione che questi soldati siano sostanzialmente carne da cannone, inviati precipitosamente al fronte per tappare i buchi creati dalle perdite dei primi mesi di guerra.

Nessun ottimismo
Sul fronte russo piovono le critiche di chi, dopo i primi insuccessi, sottolinea incessantemente l’incapacità dell’esercito. La frustrazione di queste persone è dovuta anche al fatto che a settembre, con la nomina alla guida delle operazioni del generale Sergej Surovikin, sembrava fosse arrivato un uomo capace di rimettere ordine in un’offensiva disastrosa. Alla vigilia dell’attacco il generale aveva ricevuto una nuova onorificenza da Vladimir Putin in persona.

La popolazione russa accetterà docilmente il discorso ufficiale che giustifica la guerra?

Vale la pena notare che le voci della collera dopo il disastro di Makiïvka non sono contrarie alla guerra, ma solo al modo in cui viene condotta e soprattutto persa. Quelli che si oppongono alla guerra sono invece in prigione o all’estero, come le centinaia di migliaia di russi che sono riusciti a scappare al momento della mobilitazione.

Resta l’interrogativo ricorrente: la popolazione russa accetterà docilmente il discorso ufficiale che giustifica la guerra e le perdite colossali che l’accompagnano?

La domanda, per il momento, non ha una risposta. Nonostante gli sporadici video di resistenza alla coscrizione e il risveglio dei comitati delle madri dei soldati che erano stati molto attivi durante la guerra in Cecenia, nel paese non viene tollerata alcuna opposizione reale alla guerra.

La promozione dei vantaggi finanziari e materiali dell’arruolamento nell’esercito evidenzia l’insufficienza dell’argomentazione patriottica per aumentare gli effettivi. L’annuncio con cui otto giorni fa l’esercito ha comunicato che le nuove reclute potranno congelare il proprio sperma per poter procreare anche in caso di decesso al fronte è sorprendente. Di sicuro in Russia non trionfa l’ottimismo.

Tutto questo lascia presagire nuove offensive russe. Come ha ripetuto Putin nel suo messaggio per l’anno nuovo, la vittoria resta l’obiettivo. Ma il disastro di Makiïvka dimostra che l’esercito russo è vulnerabile.

L’unica strategia che i militari di Mosca adottano con costanza è quella di bombardare le città, con i civili come bersagli. È una strategia punitiva, che però non intaccherà la volontà degli ucraini.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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