La casa automobilistica Volkswagen ha deciso di incrementare i suoi investimenti nelle vetture elettriche: 180 miliardi di euro, soprattutto negli Stati Uniti e in Cina. Sul Financial Times del 14 marzo si legge che la direzione del gruppo avrebbe valutato i rischi concludendo che la Cina non invaderà Taiwan in tempi brevi, dunque è ragionevole investire nel paese, uno dei principali mercati dell’azienda.
Si tratta di una notizia interessante. Sappiamo bene che tutti i governi del mondo si interrogano sul possibile intervento cinese sull’isola di Taiwan, rivendicata da Pechino. Meno noto è il fatto che anche le grandi aziende calcolino i rischi geopolitici e conducano le proprie analisi.
A pochi mesi dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, per esempio, il presidente della camera di commercio europea in Cina, che rappresenta migliaia di aziende, aveva lanciato l’allarme in un’intervista concessa a una rivista economica. In quell’occasione Joerg Wuttke aveva evocato il trauma per le aziende occidentali costrette a lasciare la Russia perdendo tutto, oltre a mettere in allerta le autorità cinesi avvertendole che la stessa situazione avrebbe potuto ripresentarsi se Pechino avesse deciso di invadere Taiwan.
Le logiche di Putin e Xi Jinping
Secondo il Financial Times i vertici della Volkswagen hanno valutato che un’invasione cinese di Taiwan sia poco probabile “a breve termine” a causa dei danni che un’azione di questo tipo comporterebbe per l’economia cinese.
Ancora non sappiamo se la previsione si basi su informazioni precise o su un’analisi della logica di un simile attacco. Nel primo caso la casa automobilistica tedesca sarebbe meglio informata rispetto ai governi, mentre nel secondo rischierebbe di cadere vittima della stessa illusone che ha colpito tutti quelli che ritenevano impossibile un attacco di Putin contro l’Ucraina perché non era considerato nell’interesse della Russia. Per gli occidentali non sarebbe stato un comportamento razionale, ma Putin segue una logica tutta sua. E lo stesso vale per Xi Jinping.
La Cina è in anticipo per quanto riguarda la transizione verso i veicoli elettrici
In ogni caso la Volkswagen ha deciso di spendere miliardi di dollari in Cina, paese che attualmente le assicura metà dei suo introiti al livello mondiale. La Volkswagen opera in Cina fin dagli anni ottanta, e ha ottenuto enormi successi.
È evidente che la decisione dell’azienda non è dovuta esclusivamente a considerazioni di natura geopolitica. La Cina non solo è diventata il primo mercato automobilistico mondiale, ma è in anticipo per quanto riguarda la transizione verso i veicoli elettrici.
Pechino ha praticato quello che in gergo si chiama “salto della rana”: anziché sfiancarsi per colmare il ritardo nella tecnologia precedente, è passata direttamente a quella del futuro. Da anni la Cina ha messo in piedi una filiera integrata, dal controllo dei minerali africani alla fabbricazione di batterie fino alla costruzione dell’automobile. Oggi il primo produttore di batterie al mondo è l’azienda cinese Catl, mentre la leader nel mercato dei veicoli elettrici non è la Tesla, ma la Byd, una casa automobilistica cinese che tra l’altro è anche una grande produttrice di batterie.
La Volkswagen ha dunque concluso che mantenere la propria presenza sul mercato cinese è indispensabile, e per questo motivo ha effettuato una valutazione del rischio geopolitico. Resta da capire se i leader cinesi condividano la stessa logica dei vertici del gruppo tedesco. Quella della Volkswagen è una scommessa da diversi miliardi di dollari.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it