Un tabù è stato infranto: la Francia addestrerà i piloti ucraini. Il presidente francese Emmanuel Macron l’ha annunciato la sera del 15 maggio all’emittente televisiva Tf1. La tappa successiva, a rigor di logica, sarà la fornitura di aerei Mirage 2000 all’aeronautica ucraina, anche se ancora non ci siamo arrivati.
Si tratta di un capitolo importante nel sostegno occidentale all’Ucraina, in linea con gli sviluppi degli ultimi mesi dopo i cannoni Caesar, i blindati leggeri e i sistemi di difesa aerea che sono stati consegnati e continuano a essere forniti dalla Francia a Kiev.
Il 15 maggio Macron ha negato che esistesse un tabù relativo agli aerei, ma è innegabile che ogni volta gli alleati dell’Ucraina, prima di passare alla fase successiva, abbiano soppesato i bisogni e le capacità degli ucraini con le possibili reazioni della Russia. Il dibattito sugli aerei si è aperto subito dopo la scelta di consegnare i blindati, anch’essa segnata da discussioni accese. Due mesi dopo il passo è stato fatto, e non solo a Parigi.
Un espediente politico
La decisione sull’addestramento, presa in accordo con gli altri paesi della Nato, è stata al centro del viaggio che il presidente Volodymyr Zelenskyj ha compiuto negli ultimi giorni. Anche il Regno Unito formerà i piloti ucraini, in questo caso a usare gli F-16 di fabbricazione statunitense.
La riflessione proposta il 15 maggio da Macron è significativa: “Non facciamo la guerra alla Russia”, ha dichiarato il presidente. “Aiutiamo l’Ucraina a resistere davanti all’aggressione russa, e questo vuol dire che non intendiamo consegnare armi che potrebbero colpire in territorio russo o attaccare la Russia”. Ma si tratta di un espediente politico. La realtà è un po’ diversa.
In questo momento sono in gioco le prossime tappe della guerra
È infatti assodato che alcune delle armi già consegnate possano colpire in suolo russo. Per esempio i cannoni Caesar, che hanno una gittata di oltre 35 chilometri: un funzionario francese ci ha ricordato che, se piazzati alla frontiera, potrebbero tranquillamente raggiungere la Russia, precisando che la scelta di non colpire in territorio russo con armi francesi, più che dalla capacità delle armi, dipende dagli accordi raggiunti a porte chiuse con Kiev.
Il Regno Unito ha annunciato l’invio in Ucraina di missili a lunga gittata Storm Shadow, che possono percorrere fino a 250 chilometri prima di raggiungere l’obiettivo. Anche in questo caso la dinamica resta esattamente la stessa.
In questo momento sono in gioco le prossime tappe della guerra, a cominciare dalla controffensiva su cui i leader ucraini cercano di smorzare le attese ma che costituirà inevitabilmente un momento decisivo. Più a lungo termine, invece, bisognerà valutare la capacità dell’esercito ucraino di alterare i rapporti di forza nel caso in cui si dovesse aprire un negoziato.
Parallelamente si pone il problema delle garanzie di sicurezza future da offrire all’Ucraina, in vista del vertice Nato che si terrà a Vilnius a giugno. Durante la visita di Zelenskyj a Parigi il governo francese ha sottolineato che “l’Ucraina ha il diritto di scegliere le proprie disposizioni in materia di sicurezza”. Kiev ha già comunicato la sua scelta: entrare nella Nato. Una prospettiva che in precedenza aveva suscitato forti riserve a Parigi.
Ma in questo momento i tabù stanno scomparendo uno dopo l’altro…
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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