Sappiamo bene che Volodymyr Zelenskyj non ha un carattere diplomatico. Il presidente ucraino lo ha dimostrato ancora una volta nel corso di una conferenza sulla sicurezza a Singapore, manifestando inequivocabilmente la sua collera nei confronti della Cina. Zelenskyj ha accusato Pechino di voler sabotare la conferenza internazionale sull’Ucraina prevista per il 15 e 16 giugno in Svizzera.

Secondo Zelenskyj la Cina sta facendo pressione su altri paesi per convincerli a non partecipare. “È triste che un paese grande, indipendente e potente come la Cina diventi uno strumento nella mani di Putin”. L’uscita del presidente ucraino ha provocato una risposta piccata da parte di Pechino: la Cina “non ha mai alimentato le fiamme del conflitto” in Ucraina, ha dichiarato un portavoce. La rabbia di Zelenskyj nasce dal fallimento annunciato della conferenza in Svizzera. La Cina non parteciperà, e lo stesso vale per i capi di stato dei grandi paesi del sud del mondo – Brasile, India e Sudafrica – e per il presidente americano Joe Biden.

Una conferenza difficile
Il vertice ha senza dubbio un’impostazione ambigua. Presentato ufficialmente come una Conferenza di pace, non prevede in alcun modo la partecipazione della Russia. Senza uno dei due belligeranti, per quanto si tratti di un aggressore, non si può certo condurre una conferenza di pace, ma al massimo un vertice per sostenere l’Ucraina e il suo piano unilaterale. Il problema è che i paesi del sud non vogliono schierarsi.

La presenza cinese sarebbe stata incongrua, perché nonostante le smentite Pechino sta con la Russia, come ha dimostrato la recente visita di Vladimir Putin al suo amico Xi Jinping. Nel contesto della guerra fredda con gli Stati Uniti, la Cina non ha alcun motivo di fare un “regalo” agli occidentali partecipando a una conferenza impostata chiaramente in opposizione alla Russia. Dopo l’invasione russa, Xi ha avuto un’unica conversazione telefonica con il suo collega ucraino, un gesto di apertura rimasto isolato. Oggi la sola incertezza riguarda il livello del coinvolgimento della Cina nello sforzo bellico russo.

Presente alla conferenza “Shangrila” di Singapore, dove si è rifiutato di incontrare Zelenskyj, il ministro della difesa cinese Dong Jun ha negato l’esistenza di qualsiasi fornitura di armi a Mosca. Ma gli americani sono convinti che la Cina, volontariamente o meno, lasci passare componenti e tecnologie “a doppio uso” (civile e militare) che finiscono in mani russe.

La conferenza in Svizzera non servirà a molto, soprattutto considerando che mancherà anche Biden, perché impegnato in un incontro con… George Clooney, nell’ambito di una raccolta fondi per la campagna elettorale democratica. A rappresentare Washington sarà la vicepresidente Kamala Harris. La settimana scorsa anche Biden è stato colpito dagli strali di Zelenskyj quando ha annunciato la sua assenza. “Putin sarà contento”, ha dichiarato rabbiosamente il presidente ucraino.

I due capi di stato avranno occasione di incontrarsi questa settimana in Normandia per l’ottantesimo anniversario dello sbarco alleato, in assenza di qualsiasi rappresentante della Russia. La diplomazia francese trema per le possibili uscite poco diplomatiche di Zelenskyj, che non si preoccupa minimamente dei convenevoli perché ritiene che la battaglia degli ucraini vada ben oltre il destino del suo paese. Sulle spiagge della Normandia, dove i soldati stranieri sono morti per liberare la Francia e l’Europa, la simbologia sarà inevitabilmente molto forte.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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