Arginato in Francia, il Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen è all’offensiva in Europa. La sera del 7 luglio la notizia è passata inosservata, ma Jordan Bardella, presidente del partito di estrema destra, ha confermato nel suo discorso post-elettorale che l’Rn entrerà a far parte del nuovo gruppo parlamentare creato dal primo ministro ungherese Viktor Orbán: i Patrioti per l’Europa. L’Rn non ha voluto annunciare la sua adesione prima del secondo turno delle legislative. La settimana scorsa, intervistata sull’argomento, Marine Le Pen aveva risposto in modo vago. Il motivo è chiaro: la figura di Orbán, primo ministro “illiberale” e capo di stato europeo più vicino a Vladimir Putin, rischiava di riesumare il ricordo di un Rn filorusso che invece è rimasto in secondo piano durante la campagna elettorale.

È innegabile che sia in atto una strategia elaborata. Orbán sta facendo emergere un terzo gruppo al parlamento europeo, davanti a Renew, a cui appartengono gli eurodeputati francesi fedeli al presidente Emmanuel Macron. La creatura di Orbán assorbe il gruppo Identità e democrazia fondato dal Rassemblement nazional. Il partito spagnolo di estrema destra Vox e i fiamminghi di Vlaams Belang hanno già cambiato casacca. La strategia di Orbán è chiara da anni: anziché uscire dall’Unione europea come hanno fatto i britannici, il premier ungherese vuole dirottare il progetto dall’interno. Oggi Orbán sta cercando di costruire una minoranza ostruzionista capace di impedire qualsiasi avanzamento nell’integrazione europea, operando per creare un’Unione ridotta a una semplice comunione di beni.

Orbán, il direttore d’orchestra di questa strategia, era orfano di un gruppo parlamentare europeo fin da quando il suo partito Fidesz aveva lasciato il Partito popolare europeo (ovvero la destra tradizionale) nel 2021. Da quel momento ha cercato di creare un’alleanza di estrema destra, che però si era rivelata difficile sia con Giorgia Meloni sia con Marine Le Pen. Alla fine, tra i due poli dell’estrema destra europea, Orbán ha scelto i francesi e il loro gruppo Identità e democrazia. Si tratta del tentativo più strutturato da parte dell’estrema destra di avere un ruolo di primo piano nella politica europea, una sfida che avrà conseguenze enormi.

Per capirlo basta osservare il comportamento tenuto da Orbán negli ultimi giorni. Diventato il primo luglio presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea, un ruolo di coordinamento senza grandi poteri, il primo ministro ungherese ha moltiplicato le iniziative che lo mettono di traverso rispetto alle posizioni dell’Unione. Senza farlo sapere ai partner che dovrebbe rappresentare, Orbán è volato a Mosca per fare visita a Putin, anche se colpito da sanzioni e ricercato dalla giustizia internazionale. In seguito Orbán ha incontrato il turco Erdogan e il cinese Xi Jinping, altri due leader autoritari.

Il primo ministro ungherese contava su una vittoria del Rassemblement national in Francia e poi su quella di Donald Trump negli Stati Uniti a novembre. Dovrà accontentarsi di assorbire il nutrito contingente di parlamentari dell’Rn, ma senza il peso della Francia al tavolo del Consiglio dell’Unione europea. Il piano di infiltrarsi all’interno dell’Unione per paralizzarla è ancora in atto. Non è difficile capire perché l’Rn abbia evitato di svelarlo prima del secondo turno delle elezioni.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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