Come più volte abbiamo qui ricordato, bisogna guardarsi dal considerare le valutazioni e graduatorie dei sistemi scolastici e universitari come oracoli indiscutibili, ma bisogna anche evitare gli atteggiamenti di rifiuto totale. Non c’è valutazione da cui, se dichiara i suoi criteri, non si traggano indicazioni utili. Vediamo un caso particolare.

Un anno fa l’indagine Ocse 2009 del Programme for international student assessment (Pisa) mostrò, e lo ha confermato poi il rapporto annuale 2011 di Tuttoscuola, che la scuola italiana meridionale è in stato di grave disagio per strutture e risorse, e tuttavia appare impegnata con successo nello sforzo di accorciare le distanze rispetto al nord del paese.

Il miliardo di euro che il ministro Fabrizio Barca e il governo Monti si sono impegnati a destinare alle scuole del sud nasce da ciò che Pisa ci ha mostrato. Il caso tocca da vicino il nostro paese, ma ne parliamo qui, in note che solitamente guardano altrove, perché esemplifica bene qualcosa di più generale.

Secondo la stessa Ocse, come Tiziana Pedrizzi aveva già segnalato nella newsletter dell’Adi del giugno scorso, le sue valutazioni non incidono direttamente sul miglioramento effettivo degli apprendimenti, ma hanno invece efficacia rilevante nello spingere le politiche scolastiche a ridurre la “disequità” tra le scuole dei singoli paesi, a ridurne la varianza portando più in alto gli alunni, le scuole, le regioni risultanti oggettivamente in stato di maggiore svantaggio.

Internazionale, numero 929, 23 dicembre 2011

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