Il 21 giugno a Bruxelles la Commissione europea ha reso noti i risultati di due inchieste sulle lingue in Europa. Nella scorsa primavera Eurobarometro ha intervistato campioni di persone adulte dei 27 stati dell’Unione sui loro atteggiamenti verso le lingue straniere e sull’uso effettivo che ne fanno. Nel 2011 invece sono state indagate le competenze in lingue straniere di allievi quindicenni in sedici paesi (ma non in Italia).

Eurobarometro ha registrato che su cento europei per 98 (contro 92 nel 2005) è importante conoscere lingue straniere, per 77 promuoverne lo studio dovrebbe essere una priorità politica, per 45 la conoscenza favorisce lavori migliori nel proprio paese.

Le opinioni adulte hanno conseguenze dirette sullo studio scolastico. Stando ai dati oggettivi, ma anche secondo i cinquemila insegnanti e 2.500 presidi intervistati nell’indagine 2011, il successo dello studio dipende dalla motivazione degli studenti, che dipende a sua volta da atteggiamenti e cultura dell’ambiente familiare e sociale. Dappertutto l’uso di internet risulta un fattore di stimolo e motivazione.

Passando dalle opinioni ai fatti, questi (su cui dovremo ancora tornare) nell’insieme non sono esaltanti. È perfino diminuita, dal 56 al 54, la percentuale di adulti capaci di comunicare in una lingua straniera. Su cento ragazzi solo 45 hanno un buon livello in una prima lingua straniera e 25 in una seconda, ma dopo parecchi anni di studio tra 14 e 20 non raggiungono nemmeno il livello di

basic users.

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