Camagüey è una provincia che raramente offre notizie che vadano oltre la scarsa produzione di latte o il sacrificio dei bovini. La sua estesa pianura è la zona più ampia di quest’isola lunga e stretta. È un territorio che vegeta nell’abulia dell’entroterra cubano e per la mancanza di opportunità che diventa cronica nell’est del paese.

Ma in mezzo a quest’apparente calma, questa settimana l’agitazione e le voci si sono impossessate della zona, hanno preso d’assalto le strette stradine della città fondata con il nome di Puerto Príncipe. Cresce l’attesa nei confronti di un giovane ventiquattrenne, Reiver Laborde Rico, tornato nella sua casa di famiglia lasciando dietro di sé un’inchiesta che lo vede come sospetto di un omicidio in Italia. Dalla tranquilla Lignano Sabbiadoro è fuggito rifugiandosi nella sua regione natia, ma le voci e la stampa l’hanno seguito fin qui.

Mentre la sorella ha confessato di aver partecipato lo scorso agosto all’omicidio di due anziani, Reiver ribadisce la sua innocenza. L’ha fatto davanti a tre giornalisti italiani che sono entrati a Cuba con un visto turistico alla ricerca della testimonianza del presunto profugo. Durante l’intervista sei membri della polizia hanno fatto irruzione nella casa e hanno confiscato il materiale registrato.

I giornalisti sono stati arrestati e deportati dal paese. La televisione e i giornali ufficiali hanno mantenuto il silenzio sull’argomento. Non hanno parlato dello scandalo che la morte dei due anziani ha sollevato in Italia, né del presunto coinvolgimento di due cittadini cubani. Ma nonostante questa segretezza, a Camagüey i fatti sono sulla bocca di tutti. Improvvisamente la piccola calma della città si è spezzata e tutti non fanno che parlare del dramma accaduto a migliaia di chilometri da qui.

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