Il governo di Atene sarebbe pronto a misure fiscali permanenti pari al 2 per cento del pil. Per lunedì 22 giugno è stato convocato un vertice straordinario dei capi di stato e di governo dei paesi dell’Eurozona
Gli scenari possibili sono due: Atene trascina con sé verso l’ignoto i suoi 18 partner dell’eurozona, oppure l’Unione europea impara dagli errori del passato e impone le sue regole del gioco. Ecco cosa potrebbe succedere se la Grecia dovrà abbandonare l’euro. Leggi
Il premier greco Alexis Tsipra ha presentato nel pomeriggio quella che lui stesso definisce la “proposta definitiva” per il salvataggio del suo paese dal rischio di default e di uscita dall’euro. Domani l’Eurogruppo dei ministri delle finanze si riunirà per fare il punto sulla crisi greca a mezzogiorno a Bruxelles, in preparazione del vertice dei capi di stato e di governo dei paesi dell’area euro, previsto alle 19.
In mattinata Tsipras ha fatto il punto con i suoi ministri sui ripetuti colloqui telefonici avuti con la cancelliera tedesca Angela Merkel, con il presidente francese Francois Hollande e con il presidente della commissione europea Jean-Claude Junker. A questi ultimi, come riferito da un comunicato del governo ellenico, Tsipras ha poi fatto avere le sue nuove proposte per arrivare a un accordo sul debito. Il premier greco volerà già in serata a Bruxelles.
Atene sarebbe pronta ad accettare il blocco dei prepensionamenti a partire dal primo gennaio del 2016, oltre all’aumento della tassa di solidarietà per le persone che guadagnano più di 30mila euro l’anno e per le imprese che hanno utili superiori ai 500mila euro. Il governo Tsipras metterebbe sul tavolo anche misure fiscali permanenti pari al 2 per cento del pil della Grecia e altri provvedimenti amministrativi per uno 0,5 per cento, accogliendo le richieste dei creditori che sollecitavano misure pari al 2,5 per cento del pil.
L’Iva verrebbe lasciata mantenuta alle attuali aliquote del 6,5 per cento, del 13 per cento e del 23 per cento, ma aumenterebbero alcune imposte sugli alimenti e sugli alberghi. Atene sarebbe anche pronta a mantenere la controversa tassa sugli immobili, l’Enfia, che si era impegnata ad abolire quest’anno. Il premier greco, attraverso il comunicato del governo, ha fatto sapere di auspicare una “soluzione definitiva alla crisi”, che non si limiti a “rinviare il problema”.
Alla vigilia di un vertice straordinario europeo sulla crisi della Grecia, il premier Alexis Tsipras ha riunito il consiglio dei ministri per decidere le ultime misure da proporre ai creditori internazionali. La speranza è quella di avvicinare un’intesa che eviti il default il 20 giugno, quando Atene dovrà restituire al Fondo monetario internazionale 1,6 miliardi. Secondo indiscrezioni, Tsipras sarebbe pronto a una serie di compromessi, tra cui il taglio automatico della spesa in caso di sforamento della soglia del “deficit zero” e misure fiscali permanenti pari al 2 per cento del pil, mentre i creditori chiedono interventi per il 2,5 per cento. Lo 0,5 per cento mancante verrebbe coperto da altri provvedimenti amministrativi.
Atene sarebbe anche disposta ad accettare il blocco dei prepensionamenti a partire dal primo gennaio del 2016, e l’aumento della tassa di solidarietà per le persone che guadagnano più di 30mila euro l’anno e per le imprese che hanno utili superiori ai 500mila euro. I greci sarebbero poi d’accordo con i creditori sull’obiettivo di raggiungere un avanzo primario dell’1 per cento del pil. Ma insisterebbero per tre aliquote Iva – i creditori ne chiedono due – proponendo di portare più prodotti alla fascia del 23 per cento.
Anche i diplomatici e i tecnici della Commissione europea sono al lavoro per una serie di proposte da presentare al governo ellenico in occasione dell’Eurosummit di domani, a cui parteciperanno anche il direttore generale del Fmi Christine Lagarde, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi e il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem.
I greci continuano intanto a ritirare contanti dalle banche, che domani finiranno nuovamente la liquidità di emergenza. Secondo i calcoli dell’agenzia Bloomberg, dal dicembre scorso sono già stati prelevati oltre 30 miliardi. Secondo l’Economist, il default solleverebbe sì la Grecia dal debito di 317 miliardi – pari al 180 per cento del pil – ma le conseguenze sociali e politiche sarebbero devastanti.
Le diplomazie sono al lavoro per il vertice dei capi di stato e di governo dei 19 paesi dell’Eurozona, convocato d’urgenza per lunedì 22 giugno sulla crisi greca. Il tempo a disposizione della Grecia sembra davvero finito perché il 30 giugno scadrà il debito da 1,6 miliardi di euro che Atene ha con il Fondo monetario internazionale. Nella riunione dei ministri dell’economia e delle finanze dell’area euro, che precederà l’Eurosummit di lunedì, sarà affrontato anche lo scenario peggiore, ovvero il default di Atene e dunque l’uscita dalla moneta unica.
In Grecia i cittadini hanno fatto la corsa agli sportelli: sono stati prelevati oltre 4 miliardi di euro in cinque giorni. Solo nella giornata del 19 giugno, sono stati prelevati 1,2 miliardi. Una situazione che ha spinto la Banca centrale greca a chiedere un ampliamento della liquidità di emergenza per le banche elleniche (Ela) per 3 miliardi. Il direttivo della Banca centrale europea riunito il 19 in teleconferenza ha concesso 1,8 miliardi. In serata il presidente del consiglio Matteo Renzi ha parlato al telefono della crisi del debito greco con la cancelliera tedesca Angela Merkel.
La Banca centrale europea (Bce) ha erogato nuova liquidità alle banche greche per fronteggiare la fuga di capitali registrata negli ultimi giorni negli istituti ellenici. Da lunedì, i greci hanno prelevato tre miliardi di euro dai loro conti correnti, cioè il 2,2 per cento del totale dei depositi del paese. Solo ieri, è stato ritirato oltre un miliardo di euro. I giornali economici avevano addirittura considerato l’ipotesi che lunedì le banche potessero non aprire per mancanza di banconote. L’aiuto della Bce fa guadagnare un po’ di tempo ad Atene, nella speranza che nel vertice dei capi di stato e di governo dell’eurozona, convocato d’urgenza per il 22 giugno, si arrivi ad un accordo.
Non si conosce l’ammontare del rialzo disposto dal consiglio direttivo della Bce, che questa mattina si è riunito tramite una conference call. Secondo l’agenzia economica Bloomberg, nessuno ha voluto rivelare la consistenza dell’aumento concesso perché la conversazione è stata privata.
Il prestito alle banche greche, tramite il cosiddetto Ela, cioè un fondo di liquidità di emergenza, sarebbe di circa due miliardi di euro, secondo indiscrezioni del Financial Times. Sono meno dei tre miliardi che avevano chiesto gli istituti del paese. Già mercoledì la Bce aveva innalzato di 1,1 miliardi di euro il tetto della liquidità di emergenza per i greci, portandolo a 84,1 miliardi di euro.
Migliaia di persone hanno manifestato giovedì 18 giugno. Dopo il fallimento delle trattative dell’Eurogruppo per un accordo sul debito greco, si teme che Atene possa andare in default e uscire dall’eurozona. Leggi
La Banca centrale europea ha aumentato la soglia limite delle liquidità delle banche greche. L’istituto cerca di allontanare il rischio di una corsa a ritirare i soldi dai conti correnti da parte dei greci, dovuto alle difficoltà di raggiungere l’accordo tra Atene, Unione europea e Fondo monetario internazionale. Afp
Fonti della Banca centrale europea hanno riferito che oggi ci sarà una riunione d’emergenza del consiglio direttivo presieduto da Mario Draghi. All’ordine del giorno, la decisione sull’aumento della liquidità a favore delle banche greche. Il consiglio – di cui fanno parte i sei membri del comitato esecutivo della Bce e i 19 governatori delle banche centrali dei paesi dell’Eurozona – terrà una videoconferenza intorno a mezzogiorno.
Nel frattempo, all’indomani del fallimento delle discussioni dell’Eurogruppo, il governo di Atene ha fatto sapere di essere impegnato per il “successo” del vertice straordinario dei capi di stato e di governo dei paesi dell’area euro convocato per lunedì alle 19 a Bruxelles. L’esecutivo guidato da Alexis Tsipras ha sottolineato di apprezzare che le trattative finali avvengano al più alto livello politico dell’Europa e “il nostro impegno è per un successo del vertice” hanno assicurato da Atene.
Il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis ha annunciato nuove idee per sbloccare la crisi. Gli altri partecipanti sono scettici. Atene ha le casse vuote e il 30 giugno deve pagare 1,6 miliardi al Fondo monetario internazionale, che non accetta ritardi. Leggi
Le borse europee hanno aperto tutte in calo. Il pessimismo degli investitori riflette la sfiducia sul fatto che si possa trovare un accordo sulla Grecia nella riunione dei ministri economici dell’eurozona, questa mattina a Lussemburgo.
Mancano 13 giorni: il 30 giugno, Atene deve pagare un debito di 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale (Fmi). Se prima non riceve gli aiuti della Commissione, la sua insolvenza potrebbe avviare il paese fuori dall’euro. Un rischio che l’eurogruppo di oggi prova a esorcizzare, visto che le preoccupazioni per la Grecia hanno contagiato il mercato di tutta la zona. Il FTSEurofirst 300, cioè l’indice che misura l’andamento del portfolio europeo, ha perso sette punti da maggio.
Ma le trattative sono in stallo. Le posizioni del primo ministro greco Alexis Tsipras e quelle dei negoziatori di Commissione, Banca centrale europea e Fmi non sono mai state così lontane. Tsipras e il suo ministro dell’economia Yanis Varoufakis si sono rifiutati di tagliare le pensioni e di approvare altre misure di austerità, che i creditori chiedono prima di prestar loro altri soldi, come garanzia del fatto che in futuro i greci spenderanno meno e potranno ripagarli. Dal canto loro, i negoziatori internazionali dicono di aver fatto tutto il possibile per trovare un punto d’incontro e che ormai è Atene a dover cedere. Almeno la cancelliera tedesca Angela Merkel, che spinge per il salvataggio, ha dichiarato che un accordo è ancora possibile.
A piazza Syntagma ad Atene sono scese in piazza migliaia di persone per chiedere la fine dell’austerità. I manifestanti sostengono il governo guidato da Alexis Tsipras che sta conducendo pesanti trattative con i creditori.
“Basta austerità, sosteniamo la Grecia, cambiamo l’Europa”, sono gli slogan della folla che si è radunata in piazza. Anche Alexis Tsipras e alcuni ministri del suo governo hanno partecipato alla manifestazione, così come il presidente del parlamento Zoé Konstantopoulou. Le trattative della Grecia con l’Unione europea sono in stallo, da mesi il governo di Atene tiene dei colloqui con i suoi creditori per sbloccare l’ultima tranche di aiuti da 7,2 miliardi di euro. La Grecia ha bisogno di liquidità per ripagare il debito. In caso contrario, Atene potrebbe andare in default e perfino uscire dall’eurozona.
Il presidente russo Vladimir Putin e il premier greco Alexis Tsipras discuteranno venerdì 19 giugno della costruzione del gasdotto Turkish stream a margine del Forum economico internazionale di San Pietroburgo. Lo confermano fonti del Cremlino.
Nel frattempo la Grecia ha scelto il professore ed economista Michalis Psalidopoulos come suo rappresentante al Fondo monetario internazionale. Il governo in precedenza aveva nominato Elena Panaritis, economista e deputata del partito socialista Pasok dal 2009 al 2012, ma la scelta aveva provocato diverse polemiche all’interno di Syriza, il partito del premier Alexis Tsipras.
La banca centrale greca ha avvertito che in caso di fallimento delle trattative tra Atene e i suoi creditori, la Grecia uscirà dall’euro e dall’Unione europea. “Il mancato accordo segnerà l’inizio di un percorso doloroso che porterà prima al default della Grecia e, di conseguenza, all’uscita del paese dall’eurozona e, probabilmente, dalla stessa Unione europea”, si legge nel rapporto annuale sulla politica monetaria nazionale per il biennio 2014-2015, trasmesso dalla banca centrale greca al parlamento.
“Il raggiungimento di un accordo è di cruciale importanza per arginare i rischi immediati per l’economia, per ridurre l’incertezza e assicurare un percorso di crescita sostenibile per il paese”. L’uscita dall’euro, sottolinea ancora la banca centrale “non farebbe che peggiorare il già difficile contesto, visto che la connessa crisi dei cambi spingerebbe al rialzo l’inflazione. Tutto questo implicherebbe una profonda recessione, un declino drammatico dei redditi, una crescita esponenziale della disoccupazione e il collasso di tutto quello che l’economia greca ha ottenuto negli anni della sua permanenza nell’Ue e nell’eurozona”.
“Dalla sua posizione di membro centrale dell’Europa la Grecia si ritroverebbe relegata alla condizione di un paese povero dell’Europa meridionale”, conclude il rapporto.
La borsa di Atene è di nuovo in difficoltà. Nel frattempo la Grecia e i creditori internazionali faticano a trovare un accordo per evitare il default. Il Guardian ha messo insieme una serie di punti per spiegare la situazione. Leggi
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