Nel corso di una visita a Washington il 3 ottobre, il presidente eletto del Guatemala Bernardo Arévalo ha affermato che in patria stanno cercando d’impedire il suo insediamento dopo la sorprendente vittoria elettorale dello scorso agosto.
Arévalo, socialdemocratico, è stato ricevuto alla Casa Bianca dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, che gli ha ribadito il sostegno degli Stati Uniti. Arévalo era stato eletto a sorpresa nel ballottaggio del 20 agosto dopo che in campagna elettorale aveva promesso di combattere la corruzione endemica nel paese, afflitto anche dalla povertà e dalle violenze delle gang criminali.
Il presidente eletto, 64 anni, ha dovuto affrontare molti ostacoli a partire dal primo turno delle elezioni a giugno. Alcuni procuratori si sono attivati contro il suo partito, chiamato Semilla, accusandolo di irregolarità e cercando di sospenderlo. Il 29 e il 30 settembre il procuratore Rafael Curruchiche ha ordinato alla polizia di sequestrare gli scatoloni con i documenti elettorali.
Secondo alcuni analisti politici, l’impegno di Arévalo a mettere un freno alle mazzette è considerata una minaccia dalle élite corrotte.
L’insediamento è previsto solo a gennaio, ma la comunità internazionale ha lanciato l’allarme sui tentativi di rovesciare l’esito del voto.
“Persecuzione giudiziaria”
“Sapevo che non sarebbe stato facile e mi aspettavo forti resistenze, ma questo è troppo”, ha affermato Arévalo nel corso di una conferenza al Wilson center a Washington.
“Sembra un colpo di stato al rallentatore”, ha aggiunto.
Secondo Arévalo, lui e il suo partito sono “vittime di una persecuzione giudiziaria”.
I sostenitori del presidente eletto sono scesi in piazza il 2 ottobre per chiedere le dimissioni di Curruchiche, della procuratrice generale Consuelo Porras e del giudice Fredy Orellana, che hanno autorizzato le operazioni negli uffici elettorali.
Curruchiche, Porras e Orellana sono stati inseriti nella lista dei funzionari esteri “corrotti” e “non democratici” del dipartimento della giustizia statunitense.
Arévalo ha chiesto alla corte suprema guatemalteca di destituirli, accusandoli di partecipare a un complotto per impedirgli di assumere l’incarico.