Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è atterrato a Tel Aviv il 18 ottobre, mentre in tutto il Medio Oriente scoppia la rabbia, dopo che centinaia di persone sono state uccise dall’esplosione di un razzo su un ospedale di Gaza. Israele e Hamas si accusano reciprocamente di essere i responsabili dell’accaduto.
Biden ha espresso un sostegno “ferreo” a Israele nella sua guerra contro Hamas in seguito agli attacchi del 7 ottobre ed è stato accolto all’aeroporto dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Ma l’orrore per le persone uccise nell’esplosione ha rischiato di sabotare la sua visita. La Giordania ha annullato un vertice in cui il re Abdullah II avrebbe dovuto incontrare Biden, il presidente palestinese Mahmud Abbas e il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi.
Il gruppo islamista palestinese Hamas ha dichiarato che a distruggere l’ospedale Al Ahli al arabi di Gaza è stato un attacco israeliano, mentre Israele ha affermato che è stato un razzo lanciato dal gruppo armato palestinese Jihad islamica.
Secondo le autorità sanitarie di Gaza, sono morte tra le duecento e le trecento persone, mentre Hamas ha stimato che i morti siano cinquecento. Né i resoconti israeliani né quelli palestinesi hanno potuto essere confermati in modo indipendente fino a questo momento.
Poco prima dell’arrivo di Biden, il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari ha dichiarato in una conferenza stampa che “le prove, che stiamo condividendo con tutti voi, confermano che l’esplosione all’ospedale di Gaza è stata causata da un razzo della Jihad islamica che ha sbagliato il tiro”.
“Il nostro sistema radar ha tracciato i razzi lanciati dai terroristi a Gaza al momento dell’esplosione e l’analisi della loro traiettoria mostra che questi sono stati lanciati in prossimità dell’ospedale”.
Intanto sono scoppiate proteste contro Israele in varie città del Medio Oriente per la guerra nella Striscia di Gaza, che dura da dodici giorni e che ha già causato migliaia di morti. Il presidente statunitense Joe Biden ha sostenuto con forza Israele e la sua campagna militare, dopo gli attacchi subiti da Hamas il 7 ottobre.
L’operazione militare su vasta scala di Israele per colpire Hamas e liberare 199 ostaggi israeliani aveva già provocato almeno tremila morti a Gaza, prima dell’esplosione dell’ospedale. Interi quartieri sono stati rasi al suolo e i sopravvissuti non possono lasciare la Striscia, i cui confini con Israele e l’Egitto sono chiusi dal 2007. Inoltre gli abitanti di Gaza non ricevono generi alimentari, acqua e carburante e stanno finendo le scorte dei beni di prima necessità. “La situazione a Gaza è fuori controllo”, ha scritto il capo dell’Organizzazione mondiale della sanità delle Nazioni Unite Tedros Adhanom Ghebreyesus su X, ex Twitter. “Abbiamo bisogno che la violenza da tutte le parti si fermi”.
Strage in ospedale
A Gaza, l’esplosione dell’ospedale battista Al Ahli al arabi ha portato caos e sofferenza, mentre i morti venivano estratti dalle macerie e i feriti trasportati di corsa nei centri medici vicini. Decine di cadaveri avvolti in lenzuola macchiate di sangue e involucri di plastica bianca sono stati allineati sul pavimento del vicino ospedale Al Shifa, dove i familiari sotto shock hanno cercato di identificare i propri cari.
La Mezzaluna rossa palestinese ha dichiarato che sono morte centinaia di persone, tra cui donne, bambini, personale medico e “sfollati interni in cerca di rifugio”. Ghassan Abu Sittah, medico dell’organizzazione non governativa Medici senza frontiere (Msf), ha raccontato che “stavamo operando nell’ospedale. C’è stata una forte esplosione e il soffitto è caduto sulla sala operatoria”.
“Gli ospedali non devono essere un obiettivo militare”, ha detto. “Questo spargimento di sangue deve finire”. L’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, che rappresenta la chiesa anglicana, ha dichiarato che l’ospedale è una delle numerose strutture mediche nel nord di Gaza soggette a ordini di evacuazione e che era già stato colpito da “razzi israeliani” il 14 ottobre, che avevano ferito quattro operatori medici. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, dal 7 ottobre ci sono stati più di cento attacchi a ospedali, ambulanze e altre strutture sanitarie.
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La notizia della distruzione dell’ospedale ha suscitato una condanna internazionale. Il rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, ha dichiarato che “la responsabilità di questo crimine deve essere stabilita in maniera chiara” e i “responsabili devono rispondere delle loro azioni”.
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha chiesto un “cessate il fuoco immediato” e ha messo in guardia Israele contro quella che ha definito “la punizione collettiva del popolo palestinese”.
Il giorno della rabbia
Dopo l’esplosione, il 17 ottobre, in tutta la regione la risposta è stata rapida: i manifestanti hanno cercato di prendere d’assalto l’ambasciata israeliana in Giordania, paese in cui vivono milioni di rifugiati palestinesi.
In Libano i manifestanti si sono scontrati con le forze di sicurezza davanti all’ambasciata statunitense: sono state lanciate pietre e un edificio è stato incendiato. Il dipartimento di stato di Washington ha autorizzato la partenza di “alcuni membri del personale non essenziale” dell’ambasciata di Beirut, dicendo che non è possibile garantire la sicurezza.
In Libano, il gruppo sciita Hezbollah ha promesso una “giornata di proteste” il 18 ottobre. Il ministro degli esteri giordano Ayman Safadi ha dichiarato che il vertice tra Biden e i tre capi di stato arabi è stato annullato e si terrà solo “quando sarà stata presa la decisione di fermare la guerra e porre fine ai massacri”.
La Casa Bianca ha confermato la visita di Joe Biden in Israele nonostante la situazione stia peggiorando nella regione in termini di sicurezza. Ci si aspetta che Biden faccia pressioni su Tel Aviv per ridurre al minimo l’impatto della guerra sui civili e per consentire l’ingresso degli aiuti nella Striscia sotto assedio. A bordo dell’Air Force One, il portavoce del consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha dichiarato alla stampa che Biden porrà al premier israeliano Netanyahu “domande difficili” sul futuro del conflitto.