L’esercito israeliano si prepara a “qualsiasi scenario”, all’indomani dell’attacco alla periferia di Beirut che ha ucciso il numero due del movimento islamista palestinese Hamas e ha risvegliato i timori di un’espansione del conflitto in tutto il Medio Oriente.
“Le forze armate israeliane sono in uno stato di allerta elevato, in difesa e in attacco. Siamo preparati a qualsiasi scenario. La cosa più importante da dire stasera è che siamo concentrati e rimaniamo concentrati sulla lotta contro Hamas”, ha affermato il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari.
Il 2 gennaio il Libano è stato colpito da un attacco attribuito a Israele nella periferia meridionale di Beirut, roccaforte del gruppo sciita e filoiraniano Hezbollah, in cui è stato ucciso Saleh al Arouri, il numero due di Hamas e almeno altri sei dirigenti del gruppo islamista palestinese.
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Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
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“Un movimento i cui leader e fondatori cadono come martiri per la dignità del nostro popolo e della nostra nazione non sarà mai sconfitto”, ha risposto Ismail Haniyeh, leader di Hamas, denunciando “una violazione della sovranità del Libano” e una “espansione” della guerra in corso nella Striscia di Gaza.
Il 2 gennaio Hezbollah ha avvertito che “l’assassinio di Saleh al Arouri” non è solo una “grave aggressione contro il Libano”, ma anche “un grave sviluppo nella guerra tra il nemico e l’asse della resistenza”, espressione che designa l’Iran e i suoi alleati regionali.
“Questo crimine non rimarrà senza risposta né impunito”, ha aggiunto Hezbollah, il cui leader, Hassan Nasrallah, terrà un discorso molto atteso il 3 gennaio, mentre il primo ministro libanese Najib Mikati accusa Israele di “volere trascinare il Libano in una nuova fase del conflitto”.
Dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas, il 7 ottobre, sono aumentate le tensioni al confine tra Israele e Libano, in Siria e in Iraq dove sono state prese di mira le basi statunitensi e nel mar Rosso con gli attacchi dei ribelli huthi, che hanno l’obiettivo di ostacolare il traffico marittimo internazionale.