Il 7 febbraio almeno ventidue persone sono morte e trentasette sono rimaste ferite nel sudovest del Pakistan in due attentati compiuti vicino agli uffici di candidati alle elezioni legislative e provinciali dell’8 febbraio.
La prima esplosione è avvenuta vicino all’ufficio di un candidato indipendente alle elezioni provinciali nel distretto di Pishin, circa cinquanta chilometri a nord di Quetta, il capoluogo della provincia del Belucistan.
“Dodici persone sono morte e venticinque sono rimaste ferite”, ha dichiarato all’Afp Jan Achakzai, ministro dell’informazione del Belucistan.
La seconda esplosione, che si è verificata vicino all’ufficio di un candidato locale della formazione Jamiat Ulema-e-Islam-F (Jui-F) a Killa Saifullah, centocinquanta chilometri a nordest di Quetta, ha invece causato dieci morti e dodici feriti, secondo Achakzai.
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Il governo ha schierato più di mezzo milione di membri delle forze di sicurezza in vista delle elezioni dell’8 febbraio.
Nel corso della campagna elettorale almeno due candidati sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco.
La tensione è alta anche perché nei giorni scorsi l’ex primo ministro Imran Khan è stato condannato a pesanti pene detentive per corruzione e divulgazione di documenti riservati. Durante la campagna elettorale il partito di Khan, il Pakistan Tehreek-e-Insaf (Pti), ha più volte denunciato gravi irregolarità e intimidazioni.
Circa 128 milioni di elettori sono chiamati alle urne per le elezioni legislative e provinciali nel quinto paese più popoloso al mondo, con 240 milioni di abitanti.
L’assemblea nazionale è composta da 336 deputati, 266 dei quali eletti con il sistema maggioritario e settanta con il proporzionale (sessanta seggi sono riservati alle donne e dieci alle minoranze religiose).
La Lega musulmana del Pakistan (Pml-N), formazione guidata dall’ex primo ministro Nawaz Sharif, è considerata la favorita al voto.
Sharif è tornato in Pakistan a ottobre dopo aver trascorso quattro anni a Londra. Secondo alcuni analisti politici, avrebbe raggiunto un’intesa con l’esercito, che fino a poco tempo fa accusava di averlo estromesso dal governo nel 2017.
L’esercito ha governato il paese per quasi metà dei suoi settantacinque anni di storia e continua ad avere una grande influenza politica.