Geert Wilders, leader dell’estrema destra islamofoba, ha annunciato il 13 marzo che non diventerà primo ministro a causa del mancato sostegno dei partiti politici con cui stava cercando di formare una coalizione di governo.
“Potevo diventare premier solo se tutti i partiti della coalizione mi sostenevano, ma non è stato così”, ha affermato Wilders sul social network X, quasi quattro mesi dopo le elezioni legislative.
“Continuerò a lavorare per la formazione di un governo di destra, che metta un freno ai migranti”, ha aggiunto. “Gli olandesi vengono prima di tutto”.
Verso un governo tecnico
I mezzi d’informazione olandesi hanno riferito di una svolta nelle trattative che dovrebbe portare alla formazione di un governo tecnico, che Wilders non potrebbe guidare.
La composizione dell’esecutivo non è stata ancora definita, ma è escluso che possano farne parte i leader dei partiti coinvolti nelle trattative, tra cui Wilders.
Nelle elezioni anticipate del 22 novembre 2023 il Partito per la libertà (Pvv), la formazione di Wilders, aveva ottenuto la maggioranza relativa dei voti.
A quel punto Wilders aveva espresso la volontà di guidare un governo di coalizione composto anche dal Partito popolare per la libertà e la democrazia (Vvd, centrodestra), dalla formazione centrista Nuovo contratto sociale (Nsc) e da quella agricola Movimento civico-contadino (Bbb).
Ma le trattative si sono complicate il mese scorso, quando il leader dell’Nsc Pieter Omtzigt ha annunciato il suo ritiro, citando lo stato desolante delle finanze pubbliche.
In precedenza Omtzigt aveva espresso la sua preoccupazione per le posizioni di Wilders, un negazionista climatico che propone la chiusura delle moschee e un referendum per l’uscita dall’Unione europea.
Secondo i sondaggi, negli ultimi mesi il Pvv di Wilders ha aumentato i consensi.
Il premier uscente Mark Rutte, ex leader del Vvd, è il favorito per la carica di segretario generale della Nato.