Il 26 marzo l’alta corte di Londra ha chiesto agli Stati Uniti nuove garanzie sul trattamento che riserverebbero a Julian Assange in caso di estradizione, in mancanza delle quali permetterà al fondatore di Wikileaks di presentare un ultimo ricorso nel Regno Unito.
I giudici hanno dato alle autorità statunitensi, che vogliono processare Assange per la pubblicazione di migliaia di documenti segreti, tre settimane di tempo per garantire che l’imputato beneficerebbe del primo emendamento della costituzione statunitense, che protegge la libertà d’espressione, e che non sarebbe condannato a morte.
“Se queste garanzie non saranno fornite nei tempi stabiliti, Assange potrà presentare ricorso contro l’estradizione”, accettata nel giugno 2022 dal governo britannico, hanno stabilito i giudici Victoria Sharp e Jeremy Johnson.
Se invece saranno fornite, il 20 maggio l’alta corte terrà una nuova udienza per valutare l’estradizione di Assange.
L’alta corte stava esaminando dal 20 febbraio la richiesta di Assange di poter presentare un ultimo ricorso contro la sua estradizione negli Stati Uniti.
La difesa di Assange potrebbe anche decidere di portare il caso alla Corte europea dei diritti umani.
Il fondatore di Wikileaks era stato arrestato dalla polizia britannica nel 2019 dopo aver trascorso sette anni nell’ambasciata ecuadoriana a Londra.
Nel gennaio 2021 la giustizia britannica aveva in un primo momento dato ragione ad Assange. Citando un rischio di suicidio, la giudice Vanessa Baraitser aveva rifiutato di dare il via libera all’estradizione. Ma la decisione era stata poi rovesciata.
Nel tentativo di rassicurare l’opinione pubblica sulla sorte di Assange, gli Stati Uniti hanno affermato di recente che in caso di estradizione non lo avrebbero trasferito nel carcere di massima sicurezza Adx di Florence, in Colorado, soprannominato “l’Alcatraz delle Montagne rocciose”, e che gli avrebbero dato la necessaria assistenza clinica e psicologica.
Queste garanzie non hanno però convinto i sostenitori di Assange, che lo considerano un martire della libertà.
Assange rischia fino a 175 anni di prigione per aver pubblicato a partire dal 2010 più di 700mila documenti segreti sulle attività militari e diplomatiche degli Stati Uniti, in particolare in Iraq e in Afghanistan.
Tra questi c’è un video che mostra alcuni civili uccisi da soldati statunitensi in elicottero in Iraq nel luglio 2007.
I documenti sono stati ottenuti con la collaborazione della soldata statunitense Chelsea Manning, condannata nell’agosto 2013 a trentacinque anni di prigione da una corte marziale e rilasciata nel gennaio 2017 dopo aver ricevuto la grazia dal presidente Barack Obama.
All’inizio di febbraio Alice Jill Edwards, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, ha invitato il governo britannico a sospendere la procedura di estradizione. “Assange soffre da tempo di depressione ed è a rischio di suicidio”, ha affermato.
Secondo Edwards, “il rischio che sia tenuto in isolamento per un periodo prolungato, e che la sua condanna possa essere sproporzionata, potrebbe rendere l’estradizione incompatibile con gli obblighi internazionali del Regno Unito in materia di diritti umani”.