Il 16 maggio la Commissione europea ha aperto un’inchiesta sui social network Facebook e Instagram (Meta), sospettati di alimentare comportamenti di dipendenza nei minori e di non proteggerli abbastanza dai contenuti inappropriati.
“Riteniamo che Meta non abbia fatto abbastanza per mitigare i rischi per la salute fisica e mentale dei minori europei”, come prevede il nuovo Digital services act (Dsa), ha affermato Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno e i servizi.
Si tratta della sesta inchiesta formale aperta dalla Commissione europea nell’ambito del Dsa, entrato in vigore nel 2023 per contrastare contenuti e prodotti illeciti online.
Facebook e Instagram erano già finiti sotto inchiesta ad aprile, sospettati di non aver rispettato i loro obblighi in tema di lotta alla disinformazione in vista delle elezioni europee di giugno.
Avvertimento a novembre
Meta ha reagito alla notizia della nuova inchiesta riaffermando la sua buona volontà.
“Vogliamo che i ragazzi abbiano esperienze online sicure e adatte alla loro età, e per questo negli ultimi dieci anni abbiamo sviluppato più di cinquanta strumenti per proteggerli”, ha dichiarato un portavoce dell’azienda statunitense. “Si tratta di una sfida che riguarda l’intero settore, e non vediamo l’ora di condividere i dettagli del nostro lavoro con la Commissione europea”.
Meta aveva ricevuto nel novembre scorso un avvertimento sulla protezione dei minori, ed evidentemente le sue risposte non sono state considerate rassicuranti.
Negli ultimi mesi Bruxelles ha anche aperto due inchieste formali contro TikTok, una contro il colosso cinese dell’e-commerce AliExpress e una contro il social network X (ex Twitter).
Ventitré colossi di internet
Il Dsa si applica dalla fine di agosto alle grandi piattaforme digitali, tra cui X, TikTok e i principali servizi di Meta (Facebook, Instagram), Apple, Google, Microsoft e Amazon.
In totale ventitré colossi di internet, tra cui tre siti porno (Pornhub, Stripchat e XVideos), sono stati posti sotto la sorveglianza diretta della Commissione europea, che ha reclutato più di cento esperti per far rispettare le nuove regole.
I trasgressori rischiano multe fino al 6 per cento del fatturato annuo globale e, in caso di violazioni gravi e ripetute, il divieto di operare nell’Unione europea.