Il 30 maggio il congresso dei deputati, la camera bassa del parlamento spagnolo, ha approvato in via definitiva un progetto di legge di amnistia per gli indipendentisti catalani, una misura controversa fortemente voluta dal governo di sinistra guidato da Pedro Sánchez.
Dopo un dibattito finale che si è svolto in un clima di grande tensione, i deputati hanno approvato la legge di amnistia con 177 voti a favore e 172 contrari. Il governo ha una stretta maggioranza al congresso dei deputati grazie al sostegno di due partiti indipendentisti catalani.
I deputati avevano già approvato la legge il 14 marzo, ma il senato, controllato dalla destra, l’aveva bocciata due mesi dopo, rinviando il testo alla camera bassa, che aveva l’ultima parola.
Prima della votazione il Partito popolare (Pp, destra) e la formazione d’estrema destra Vox avevano contestato duramente il progetto di legge, accusando Sánchez di essere disposto a tutto per restare al potere e denunciando un atto di “corruzione politica”.
Dopo l’approvazione i due partiti indipendentisti catalani hanno avvertito che l’amnistia non segna la fine della lotta per l’indipendenza della Catalogna, ma è solo una tappa intermedia del processo.
Sánchez ha affermato che l’amnistia mette fine all’instabilità causata dal fallito tentativo di secessione della Catalogna nel 2017.
“In politica come nella vita, il perdono è più forte del rancore”, ha dichiarato sul social network X.
Circa quattrocento indipendentisti catalani beneficeranno dell’amnistia, tra cui Carles Puigdemont, leader del partito Junts per Catalunya e promotore nel 2017 di un referendum per l’indipendenza della Catalogna, quando era presidente della regione. Puigdemont era poi fuggito in Belgio per evitare l’arresto.