Il 7 giugno gli irlandesi hanno cominciato a votare per le elezioni europee, mentre nel pomeriggio sarà la volta dei cechi. Il 6 giugno erano stati i Paesi Bassi a dare il via alle elezioni.
Il primo ministro irlandese Simon Harris, 37 anni, è stato uno dei primi a votare a Delgany, a sud di Dublino.
Nei Paesi Bassi, dove le urne hanno chiuso alle 21 del 6 giugno, è stata confermata la crescita del Partito per la libertà (Pvv), la formazione d’estrema destra di Geert Wilders, che in base agli exit poll ha ottenuto sette seggi, mentre la coalizione guidata dal suo rivale socialdemocratico Frans Timmermans è arrivata prima con otto seggi.
“Penso che sia un segnale importante”, ha affermato Timmermans, ex vicepresidente della Commissione europea. “Tutti i partiti filoeuropei olandesi hanno ottenuto buoni risultati”.
I risultati definitivi delle elezioni nei Paesi Bassi saranno annunciati la sera del 9 giugno, ma la tenuta dei socialdemocratici e degli ambientalisti sta alimentando le speranze dei loro alleati in altri paesi.
Le elezioni europee si svolgono in un contesto di forte crescita della destra nazionalista in molti paesi, tra cui la Francia, dove i sondaggi danno in testa il Rassemblement national (Rn).
Dal 6 al 9 giugno circa 370 milioni di europei sono chiamati a eleggere 720 eurodeputati per un mandato di cinque anni. Il voto si svolge in un clima pesante, con Bruxelles che ha più volte denunciato i tentativi di disinformazione di Mosca.
In molti paesi il tema dell’immigrazione è stato al centro della campagna elettorale.
Con circa il 20 per cento della popolazione nato all’estero e un numero record di richiedenti asilo quest’anno, l’Irlanda, chiamata a eleggere quattordici deputati al parlamento europeo, non ha fatto eccezione.
Alcuni candidati nati all’estero hanno subìto minacce e vari centri d’accoglienza sono stati incendiati, dopo che nel novembre scorso il paese era stato scosso da scontri senza precedenti, alimentati da estremisti di destra, e da manifestazioni contro l’accoglienza ai migranti.
Nella Repubblica Ceca, dove 8,5 milioni di elettori sono chiamati alle urne per designare ventuno eurodeputati, i candidati hanno cercato di fare breccia nell’indifferenza dei loro concittadini, che sono tra i più euroscettici dell’Unione europea.
Nelle precedenti elezioni del 2019 la Repubblica Ceca ha registrato il secondo tasso d’astensione più alto dell’Unione europea dopo la vicina Slovacchia.
Grande coalizione
Secondo i sondaggi, la grande coalizione composta dai tre gruppi principali del parlamento europeo (centrodestra, socialisti e centristi) dovrebbe conservare la maggioranza, ma con un margine di manovra ridotto, e potrebbe aver bisogno dell’appoggio di altre forze politiche.
Il Ppe dovrebbe confermarsi la prima forza politica, davanti ai socialdemocratici. Il terzo posto di Renew Europe (liberali) è invece seriamente minacciato dall’ascesa dei due gruppi della destra radicale: i Conservatori e riformisti europei (Ecr) e Identità e democrazia (Id).