Il 22 luglio il tribunale di Kazan, in Russia, ha annunciato di aver condannato la giornalista russo-statunitense Alsu Kurmasheva a sei anni e mezzo di prigione per i suoi scritti sull’offensiva russa in Ucraina. Il suo datore di lavoro ha denunciato “una parodia della giustizia”.

“Kurmasheva è stata condannata a sei anni e mezzo di prigione il 19 luglio”, ha affermato Natalia Loseva, portavoce del tribunale di Kazan, capoluogo della repubblica del Tatarstan.

La sentenza è stata contestata da Radio Free Europe/Radio Liberty (Rfe/Rl), un mezzo d’informazione finanziato dagli Stati Uniti fin dai tempi della guerra fredda e che oggi ha sede a Praga, nella Repubblica Ceca.

“Il processo a porte chiuse e la condanna sono solo una parodia della giustizia”, ha affermato Stephen Capus, presidente di Rfe/Rl.

“Io e le mie figlie sappiamo che Alsu non ha fatto niente di male, e lo sa anche il mondo”, ha dichiarato sul social network X Pavel Butorin, il marito della giornalista.

Kurmasheva, 47 anni, era stata arrestata nell’ottobre 2023 durante una visita in Russia per motivi personali.

In un primo momento era stata accusata di non essersi registrata come “agente straniero”, e in seguito era stata incriminata “per aver diffuso false informazioni sull’esercito russo”, un reato che prevede pene fino a quindici anni di prigione.

La giornalista, che prima dell’arresto viveva a Praga con il marito e le due figlie adolescenti, era andata in Russia per visitare la madre malata il 20 maggio 2023, ma non era potuta ripartire perché le erano stati confiscati i passaporti statunitense e russo. Qualche mese dopo era stata arrestata.

Secondo i mezzi d’informazione russi, l’accusa di aver diffuso false informazioni è legata al suo ruolo nella pubblicazione di un libro con testimonianze di cittadini russi contrari all’invasione dell’Ucraina.

Il governo statunitense ha reagito all’annuncio della sentenza chiedendo il rilascio immediato di Kurmasheva.

“La giornalista è stata presa di mira dalle autorità russe unicamente per il suo impegno a raccontare la verità”, ha affermato Matthew Miller, portavoce del dipartimento di stato.

Washington ha più volte accusato Mosca di effettuare arresti di cittadini statunitensi con false accuse allo scopo di negoziare poi scambi di prigionieri.