Il 19 luglio un tribunale russo ha condannato il giornalista americano Evan Gershkovich a 16 anni di prigione, mettendo fine a un rapido processo a porte chiuse per “spionaggio”, un’accusa mai provata dalla Russia.
“Gershkovich Evan è stato giudicato colpevole e condannato a 16 anni di reclusione”, ha dichiarato il giudice del tribunale regionale di Sverdlovsk, che ha sede a Ekaterinburg, Andrej Minejev, secondo un giornalista dell’Afp presente sul posto.
Il reporter del Wall Street Journal, 32 anni, dovrà scontare la pena in una colonia penale a “regime severo”, cioè in condizioni di detenzione molto rigide.
Gershkovich si è presentato davanti alla stampa prima del verdetto con le braccia incrociate e la testa rasata, taglio imposto a tutti i prigionieri, nella cella di vetro riservata agli imputati.
Il giornalista si era dichiarato non colpevole e ha esercitato il diritto a tenere un “discorso finale” prima della sentenza. L’accusa aveva chiesto 18 anni di reclusione.
Se Gershkovich dovesse ricorrere in appello e la sua condanna fosse confermata, dovrebbe ritornare immediatamente nella sua colonia penale, con un trasferimento che potrebbe richiedere diversi giorni o addirittura diverse settimane.